AGI - Il matrimonio in Puglia e nelle Marche non s'ha da fare. Quando mancano meno di due giorni alla chiusura delle liste elettorali, il Movimento 5 stelle conferma il suo 'no' all'alleanza con il Pd nelle due Regioni più in bilico della campagna elettorale di settembre, con i democratici Maurizio Mangialardi e il governatore uscente Michele Emiliano che rischiano di perdere la partita senza il ritiro dei candidati pentastellati, Gian Mario Mercorelli e Antonella Laricchia.
"Non si tratta di sprecare un'occasione, perchè non c'è, altrimenti l'avremmo colta al volo", taglia corto Vito Crimi, che in un'intervista al 'Corriere della sera' risponde indirettamente a Giuseppe Conte che aveva parlato di "occasione sprecata". "Noi abbiamo il massimo rispetto del territorio. Dove abbiamo fatto opposizione fino a ieri, è difficile immaginare un percorso insieme", prosegue il capo politico del M5s. "La questione è chiusa da tempo", insiste, in Puglia e nelle Marche, "abbiamo fatto un'opposizione ferma e un'alleanza è infattibile" Insomma, per Crimi, tra Pd e M5s "non c'è alleanza strutturale". "Qualcuno poteva parlare di alleanza strutturale anche con la Lega. Ma non l'abbiamo fatta e non la facciamo oggi, perchè siamo nati per combattere il sistema dei partiti e vorremmo aiutarli a migliorarsi".
Uno spiraglio, seppur stretto, sembra lasciare, invece, Luigi Di Maio. "Mancano poche ore alla presentazione delle liste e ritengo sia opportuno investire ogni energia per trovare degli accordi laddove sia possibile", dice il ministro degli Esteri. "L'ascolto dei territori, come ho ribadito in più occasioni, resta la priorità. Il presidente Conte a mio avviso ieri ha espresso un concetto più che legittimo, sottolineando l'importanza di ascoltare i territori, ma tutti siamo consapevoli che per governare bene l'Italia ci sia bisogno di amministratori responsabili e le elezioni comunali e regionali sono uno snodo cruciale. E' un bene confrontarsi, è un bene provarci laddove le condizioni lo consentono. Lavoriamo per dare risposte agli italiani e non facciamoci tirare dentro in diatribe che non ci appartengono".
Intanto, il Pd tenta di archiviare e andare avanti per la sua strada. "In tutta Italia il Pd sostiene candidati che sono l'unico argine alla vittoria delle destre e garanzia di buon governo", dice Nicola Zingaretti. "Abbiamo visto un dibattito all'interno del M5s che rispettiamo, ma noi andremo avanti a combattere con tutti coloro che vogliono governare bene le Regioni e non regalarle alla destra di Matteo Salvini". "Ci metteremo la faccia e sarà utile all'Italia - aggiunge - L'appello che faccio a tutti è: sostenete queste candidature. Io sono contento della coerenza del Pd, che sostiene un governo e che nei territori sostiene le uniche candidature in grado di fermare le destre".
Intanto le opposizioni festeggiano ed evidenziano le fratture tra i due principali azionisti del governo. "Il governo è così accecato dal potere che Conte, Pd e 5 stelle discutono di poltrone e alleanze alle Regionali anzichè di scuola: famiglie, insegnanti e presidi sono in rivolta per l'assenza di certezze", commenta il segretario leghista Matteo Salvini.
Mentre la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni parla di "osceno ricatto di Conte". "Senza alcun pudore - sostiene - il presidente del Consiglio invita Pd e M5s a mettersi d'accordo nelle Marche e in Puglia perché 'le forze di maggioranza dovrebbero avere tutto l'interesse a competere al meglio per essere protagoniste' anche nella partita sulla gestione dei soldi che arriveranno dall'Europa alle Regioni con il Recovery Plan". "Parole sconcertanti - giudica - che richiamano le peggiori logiche della Prima Repubblica e una gestione del potere e delle Istituzioni che fa rabbrividire. Gli italiani hanno capito bene con chi hanno a che fare e il 20 e il 21 settembre manderanno un segnalo chiaro a chi occupa Palazzo Chigi abusivamente e contro la loro volontà".
Tra i due partiti di maggioranza è già avviato poi un acceso dibattito sulle alleanze in vista delle Amministrative del 2021, soprattutto attorno a due candidature di 'peso', come i sindaci uscenti di Roma e Milano, la M5s Virginia Raggi e il dem Giuseppe Sala. "Ecco, se Zingaretti pensa di costruire una solida alleanza continuando a insultare Virginia senza alcuna logica, non ci ha capito molto", replica il capo gabinetto di raggi, Max Bugani alle critiche di Zingaretti, secondo cui "l'attuale sindacatura è stata il principale problema di Roma degli ultimi anni". "Parole del genere le può dire solo chi non conosce Roma, chi non conosce Virginia e chi non capisce una mazza di politica. Datti una registrata, fenomeno, e fatti un bel bagno di umiltà". "Se continui a fare il segretario del Pd di Roma, invece che il segretario del Pd nazionale", incalza Bugani, "ci metteranno 3 minuti a trovare un nuovo segretario nazionale con lo sguardo più ampio da mettere al tuo posto. La politica è fatta di fatica, sudore e dialogo, se a Zingaretti piacciono i tweet e gli slogan da 4 soldi, vada a giocare con Salvini e Renzi". "Chi nel PD ha a cuore il bene di questo Paese, lo prenda da parte e ci faccia due chiacchiere. Magari gli ricordi che Virginia Raggi gira con un auto blindata per aver messo quei paletti alla mafia che a Roma non aveva mai messo nessuno. Così, tanto per dirne una al nostro buontempone", conclude.
Dal canto suo, Sala anticipa che scioglierà la riserva in merito alla una sua eventuale ricandidatura solo dopo le Regionali del 20 e 21 settembre e nega di aver affrontato il nodo alleanze nell'incontro avuto con Beppe Grillo nei giorni scorsi. "Non abbiamo mai, dico mai nella vita, parlato di alleanze elettorali che riguardino Milano", afferma in un'intervista a 'Repubblica'. Quello su cui ci siamo confrontati, sostiene, sono i "temi dell'ambiente, delle reti, dello sviluppo digitale. Per capirci sino in fondo, siccome sto riflettendo sulla mia possibile ricandidatura a Milano, m'interessa sviscerare alcuni argomenti cruciali. E vedere cosa io posso o non posso fare come primo cittadino della città più internazionale d'Italia". Coi 5 Stelle, aggiunge il sindaco di Milano, ritengo che "un patto non avrebbe molto senso, anzi penso sia giusto che loro facciano la loro proposta per Milano". "Le alleanze hanno bisogno di una legittimazione alle latitudini interessate. A mio parere, il coinvolgimento dei territori è oggi una condizione minima indispensabile nella costruzione di una coalizione che possa vincere e governare bene", conclude.