AGI - Il vice ministro delle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, lo accusa di essere un "arraffone" e spera che il Movimento 5 stelle lo espella "senza se e senza ma". Il suo capogruppo alla Camera, Davide Crippa, lo invita a riflettere sull'opportunità di restare a Montecitorio e gli ricorda che il primo dovere di un parlamentare "è tutelare le istituzioni che rappresentiamo e, in seconda istanza, il Movimento 5 Stelle, senza guardare in faccia a nessuno". Lui, Marco Rizzone, finito nel vortice dello scandalo bonus, si difende su Facebook e in un lungo post spiega la sua versione della vicenda, passa al contrattacco e critica i suoi colleghi di partito.
"Se avessi voluto intascarmi dei soldi - premette il deputato M5s - non mi sarei di certo tagliato più di 40 mila euro del mio stipendio da parlamentare, che invece ho donato (insieme ai colleghi del M5S) per varie cause: dal fondo della Protezione Civile per le popolazioni colpite dalle alluvioni al fondo a sostegno del microcredito, dal fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile fino a quello - udite udite - per l’emergenza Covid-19. Non ha minimamente senso rinunciare a tali somme e poi pensare di arricchirsi con i 600€ di indennizzo forfettario Inps".
Rizzone annuncia l'intenzione di andare "fino in fondo su una serie di altre 'questioni morali' anche più serie di questa 'leggerezza' e che forse sarebbe il caso di affrontare nel rispetto di chi ci ha eletti". "Qui - prosegue - non è stato fatto nulla di illecito. Tutto a norma di legge: un decreto scritto palesemente male (vuoi per la fretta - giustificabile -, vuoi per l’incapacità di alcuni soggetti - non giustificabile), un decreto su cui in Parlamento nessuno dei colleghi 'moralizzatori' è intervenuto per apportare modifiche che evitassero che l’indennizzo fosse dato 'a pioggia' a prescindere dal reddito (perché tanto ormai basta fare propaganda più che buone leggi)".
"Qualcuno potrebbe dire che io per primo avrei potuto proporre di modificare il decreto Cura Italia alla Camera inserendo con un emendamento dei limiti di reddito per i percettori del bonus - aggiunge - Peccato che - come purtroppo accade da molto tempo a questa parte - troppo spesso i provvedimenti ci arrivino 'blindati' e immodificabili e vengono approvati a colpi di fiducia impedendoci - di fatto - la possibilità di esercitare il nostro ruolo di parlamentari".
Il parlamentare 5s respinge dunque l'etichetta "di disonesto" o di essere descritto come "un infame o un ladro". "Non lo accetto, tantomeno da chi con la sua noncuranza ha consentito a migliaia di partite iva ben più facoltose di me di richiedere legittimamente il medesimo bonus. È comodo puntare il dito contro qualcuno per nascondere le proprie mancanze. Ma è ancor più comodo (nonché molto triste) cavalcare la rabbia delle persone per provare a riprendersi un po’ di consenso in vista del referendum sul taglio dei parlamentari o delle elezioni regionali".
Tutto questo, conclude, "significa non farsi il minimo scrupolo nel mettere alla gogna una persona pur di gettar fumo negli occhi di voi cittadini, illudervi che la colpa sia di chi in base a una legge dello Stato ottiene un contributo previsto per la sua categoria e non di chi quella legge è incapace di scriverla in modo che non vi siano eventuali distorsioni".