AGI - Virginia Raggi lancia ufficialmente la sua ricandidatura per il Campidoglio. Non lo fa via social a favore del suo milione di follower come da tradizione pentastellata ma nel chiuso di una riunione in Campidoglio della maggioranza M5s prima della pausa estiva.
Un segno dell'evoluzione del percorso dei 5 Stelle a Palazzo Senatorio in questi 4 anni. Dai meetup alle istituzioni. Da mesi la sindaca lavora per costruire il percorso della sua ricandidatura, ha cercato la sponda dei leader del Movimento - per le regole pentastellate non potrebbe correre avendo già fatto 2 mandati, il primo da consigliera - ed ora cerca di anticipare gli sfidanti sul tempo.
Il leitmotiv del Campidoglio è quello di tentare un bis per continuare i progetti iniziati in questa consiliatura. Ma la partita si annuncia strettamente legata alle dinamiche della maggioranza di governo, che potrebbe trovarsi divisa alle urne in Campidoglio, favorendo così il centrodestra.
Il punto, per ora, è che di sfidanti non ce ne sono. Negli ultimi dodici anni chiunque sia stato alla guida del Campidoglio ne è uscito con le ossa rotte, da Gianni Alemanno a Ignazio Marino, ed anche l'esperienza dei 5 Stelle è stata simile ad un percorso sulle montagne russe, mai un momento di stabilità, tra le incertezze sulle nomine, il processo per falso a carico della sindaca (assolta perché il fatto non costituisce reato) e le indagini per corruzione sul progetto dello stadio della Roma. Vicende che hanno incrinato il mito fondativo dell'onestà a 5 Stelle. Facile capire dunque perché non ci sia la fila per candidarsi in Campidoglio.
Il Pd non intende sostenere la sindaca, replicando anche a Roma l'intesa di governo con i 5 Stelle. Troppo ampie le distanze accumulate in questi anni. Ma i Dem al momento sono senza un candidato. Da mesi si rincorrono ciclicamente nomi di alto profilo, Enrico Letta, David Sassoli, Carlo Calenda, ma i diretti interessati si sono chiamati subito fuori dalla corsa. Ci sono figure più locali, come i presidenti di Municipio Giovanni Caudo, Sabrina Alfonsi ed Amedeo Ciacchiari che domandano le primarie.
E poi parlamentari radicati a Roma come il sottosegretario Roberto Morassut o il deputato radicale Riccardo Magi che potrebbero entrare in partita. Ma manca ancora una sintesi. La segreteria di Nicola Zingaretti potrebbe trovarla dopo il voto di settembre per le regionali, il primo test dell'intesa con il Movimento anche negli enti locali. L'obiettivo dei Dem sarebbe quello di arrivare al secondo turno con un candidato capace di intercettare anche i voti grillini al ballottaggio. Lo stesso perseguito, a parti inverse, dalla sindaca e dai 5 Stelle.
Una delle poche certezze in questa contesa, visti i trend elettorali degli ultimi anni in città, è che il centrodestra al ballottaggio sembra destinato ad arrivarci, trainato dall'esposizione nazionale di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Anche a destra pero' manca un candidato, al netto delle voci su Giulia Bongiorno, Roberta Angelilli o Fabio Rampelli.
La partita per il Campidoglio, dati elettorali alla mano, si gioca nei popolosi e difficili Municipi delle periferie più esterne, Ostia, Tor Bella Monaca, Tiburtino, Primavalle. La vincerà chi sarà in grado di intercettare al contempo il malcontento delle periferie per una città dai servizi pubblici scadenti e il disagio del centro storico, rimasto privo di turisti e utenti dopo l'epidemia di Covid-19.