AGI - Il governo è impegnato sul decreto agosto. La riunione dei capi delegazione si è aggiornata a mercoledì: uno dei nodi è sul blocco dei licenziamenti, c'è chi vorrebbe - come il ministro del Lavoro Catalfo - allungarlo fino a fine anno e chi, invece, - secondo quanto viene riferito - preferirebbe rispettare la scadenza di metà ottobre.
E a palazzo Chigi è entrato nel vivo il lavoro sul 'Recovery fund'. Molti ministri hanno inviato le schede di valutazioni sui progetti, il Ciae continuerà a lavorare per tutto il mese. Ma in realtà tutti i fari sono puntati su altri 'dossier' caldi del mese di agosto. E non è un caso che il premier Conte abbia lanciato, viene riferito da fonti parlamentari, l'invito in queste ore ad evitare polemiche.
Perché le fibrillazioni d'agosto rischiano di avvelenare il clima, in attesa di un settembre che per il governo e il fronte rosso-giallo sarà decisivo, legato all'esito delle Regionali e al lavoro sul 'Recovery plan'. Tanti i fronti aperti ma quello che rischia di essere una miccia esplosiva è il 'caso Spadafora'. Il ministro per lo Sport rimetterà la delega, conservando solo quella delle Politiche giovanili, qualora non dovesse avere nell'assemblea di gruppo la fiducia del Movimento.
La riforma dello sport slitta con ogni probabilità a settembre ma lo scontro è tutto interno: la lettera inviata ieri dal direttivo in cui si chiede a Spadafora di fermarsi ha avuto come conseguenza un irrigidimento delle posizioni. Perché anche nel comunicato diramato dai componenti della commissioni Cultura, Istruzione e Sport di palazzo Madama si difende il ministro ma lo si invita a conservare l'impianto del provvedimento adottato durante il governo giallo-verde, in cui veniva ridimensionato il ruolo del Coni (no, per esempio, al terzo mandato a Malagò) e si dava potere alla struttura 'Sport e Salute'.
Fonti parlamentari M5s riferiscono che il premier Conte abbia intenzione di difendere il suo ministro, che l'eventuale passo indietro di Spadafora è congelato, ma il dibattito sulla riforma è destinato a creare un ulteriore spaccatura in M5s. "Non possiamo fare retromarcia anche su questo dopo aver ceduto su Tav, Tap, Aspi", il 'refrain' di chi si oppone al compromesso raggiunto dal ministro con gli alleati che hanno del resto fatto sapere che mai avallerebbero una legge targata Giorgetti. Il 'caso Spadafora' dietro le quinte ha riacceso il dibattito su un possibile rimpasto dopo la pausa parlamentare ma il premier frena, secondo quanto riferisce un ministro.
Altro problema è la questione legata alle presidenze di commissioni, con i pentastellati che a palazzo Madama puntano il dito sulle manovre di Iv e Leu mentre alla Camera sono finiti nel mirino Crippa e Ricciardi per lo spostamento di dieci deputati da una commissione ad un'altra, per far sì che il renziano Marattin venisse eletto alle Finanze. Si prevede una discussione animata anche se non dovrebbero esserci delle decisioni finali rispetto all'ipotesi di una richiesta di un passo indietro dei due.
Un altro fronte in casa M5s è sulle rendicontazioni: oggi è arrivata una lettera dei Probi viri nella quale si invita i 'morosi' (tra cui figurano nomi importanti come la vice presidente del Senato Taverna) ad ottemperare agli obblighi, altrimenti scatteranno sanzioni. Mentre al Senato si rincorrono voci di nuovi addii (si fa il nome della senatrice Drago).
Fibrillazione anche in casa dem: Zingaretti ha ricordato l'importanza dell'accordo siglato sul 'Germanicum', va rispettato entro il 20 settembre, ovvero prima del voto sul taglio dei parlamentari. Un'apertura al dialogo è arrivata dai renziani ma in realta' i parlamentari vicini al leader di Iv sottolineano come non ci siano i tempi per un passaggio parlamentare sul progetto del proporzionale al 5% prima delle elezioni.
Altro tema che spacca la maggioranza è l'immigrazione: martedì c'è stata - riferiscono fonti parlamentari M5s - una riunione con i deputati siciliani in cui si è invocato un sostegno del governo per mettere un freno concreto agli arrivi dei clandestini. Mentre nel Movimento 5 stelle ancora si discute dell'ipotesi di un organismo allargato per la leaderhsip (con una parte dei parlamentari che di fatto vorrebbe che Crimi fosse commissariato) dietro l'angolo c'è pure la mina 'Mes'.
Ma le fibrillazioni non sono solo nella maggioranza. Nella Lega si ritorna a parlare di manovre in corso da parte della vecchia guardia per riprendersi la 'Lega nord' e mettere in discussione la leadership di Salvini. "Scissioni? Solo fantasie", dice il segretario del partito di via Bellerio. E "sono fantasie", afferma il governatore veneto Zaia, anche le voci di una frizione tra lui e il 'Capitano'.
Sta di fatto che dopo le Regionali, qualora la Lega non dovesse ottenere dei risultati lusinghieri, si potrebbe aprire un dibattito. Con la 'vecchia guardia' che auspica dietro le quinte un passo avanti di Giorgetti ("Io faccio il portiere, non il bomber", ha detto il numero due della Lega) che possa fungere da punto di equilibrio. "Sono in corso anche manovre centriste per destabilizzare il nostro partito ma Salvini non si tocca", spiega un fedelissimo dell'ex ministro dell'Interno, descritto dai suoi determinato a gettarsi in campagna elettorale e a scacciare le indiscrezioni di mal di pancia interni.