AGI - "Come prima cosa voglio dire che confermo gli incontri che ho avuto e personalmente da Ministro degli Esteri credo proprio che ne avrò tanti altri" anche perché "sia con Mario Draghi, sia con Gianni Letta non ci eravamo mai incontrati prima e il tutto rientra in un sano e tradizionale spirito dialogante". Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio prende carta e penna e scrive a Il Fatto Quotidiano e, nella fattispecie, al direttore Marco Travaglio in merito agli incontri avuto con l'ex presidente della Bce; il braccio destro di Silvio Berlusconi e il manager di Autostrade Gianni Mion.
Di Maio ci tiene a precisare: "Da quando sono Ministro ho sempre tenuto un contatto diretto con membri di maggioranza e opposizione, come ho sempre tenuto incontri con coloro che rappresentavano e rappresentano istituzioni internazionali e nazionali" e "ognuna di queste persone si rivela preziosa per uno scambio di opinioni, soprattutto quando finiamo a discutere con forza perche' non la pensiamo allo stesso modo". Di Maio definisce "insopportabile" il "livello di retropensiero che in questi giorni si cela dietro ad ognuno dei miei incontri".
Quindi gli incontri avuti con Draghi e Letta, ad esempio, rientrano nei termini entro i quali "l'Italia si appresta ad affrontare una delle più importanti partite mai giocate sui tavoli europei e la Farnesina lavora in prima linea sul negoziato Ue". In questa cornice, "e in virtù del particolare momento che stiamo attraversando - seguita Di Maio - non trovo sconvolgente che io veda l'ex presidente della Banca Centrale Europea, visto anche il ruolo svolto dall'Eurotower negli ultimi anni a sostegno della zona euro". Quanto all'incontro con Letta concorda con Travaglio nel liquidare quanto scritto come "chiacchiere politichesi dei retroscenisti".
Mentre sul terzo caso, quello del colloquio con il con il manager di Autostrade Gianni Mion, il titolare della Farnesina scrive che gli ha "ribadito la posizione espressa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, secondo cui 'le autostrade non possono più essere gestite dalla famiglia Benetton'". Posizione questa - chiosa Di Maio - "che non viene espressa o improvvisata oggi, ma che io per primo ho portato sui tavoli governativi e in Parlamento". "Nell'ambito dell'esperienza di governo, io per primo", rivendica io ministro degli Esteri "ho combattuto contro la famiglia Benetton".