Mano nella mano davanti alla Foiba di Basovizza. Mano nella mano, davanti al monumento che ricorda quattro antifascisti sloveni fucilati nel 1930 per ordine del Tribunale speciale fascista. Insieme, mentre consegnano le più alte onorificenze dei due Stati allo scrittore ultracentennnario Boris Pahor.
Vicini, ancora, mentre assistono alla sigla del memorandum d'intesa che restituisce il Narodni Dom alla minoranza slovena in Italia, e quando visitano quei luoghi distrutti dai fascisti esattamente cento anni fa, il 13 luglio del 1920. Sergio Mattarella e Borut Pahor hanno compiuto oggi a Trieste nuovi passi sul cammino della riconciliazione tra due popoli che nel corso del Novecento sono stati spesso avversari sul confine orientale.
"La storia non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano", dice il presidente della Repubblica invitando tutti a guardare avanti senza dimenticare i drammi della storia. "Il tempo presente e l'avvenire chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite, da una parte e dall'altra, l'unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimento e rancore, oppure, al contrario, farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro".
Mattarella non ha dubbi: "Sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro, in nome dei valori oggi comuni: libertà, democrazia, pace", anche peché, osserva, il significato di frontiera come separazione "è ormai, per fortuna, superato per effetto della comune scelta di integrazione nell'Unione Europea".
Soddisfatto anche il presidente sloveno: "Oggi come disse qualcuno, viviamo quei sogni proibiti che si avverano, come se dopo cento anni tutte le stelle si fossero allineate. Ma non lo hanno fatto da sole, siamo stati noi a farlo", afferma.
La giornata è stata caratterizzata da una serie di gesti simbolici che in molti non hanno esitato a definire storici. Il primo - come detto - è stata la deposizione di una corona di fiori, con i nastri delle Bandiere dei due Paesi, a Basovizza. Pahor è stato il primo presidente di uno stato nato dalla disgregazione della Jugoslavia a visitare la Foiba dove hanno trovato la morte centinaia di italiani, vittime della dittatura titina.
Altro gesto di riconciliazione è stata la restituzione alla comunità slovena in Italia del Narodni dom: tornerà ad essere un luogo di cultura e di incontro senza divisioni. Commozione anche quando i due presidenti in Prefettura hanno insignito Boris Pahor delle massime onorificenze italiane e slovene.
L'intellettuale - 107 anni il prossimo agosto - è stato testimone dell'incendio del Narodni dom, prigioniero nei campi di concentramento nazisti e inviso per i suoi libri sulle Foibe dal regime di Tito. "Offro queste onorificenze a tutti i morti che ho conosciuto nel campo di concentramento e alle vittime del nazifascismo e della dittatura comunista", ha detto lo scrittore.