AGI - Ci sarà un informativa in Cdm, in modo che "tutti i ministri possano essere a conoscenza del dossier". Non basta un decreto interministeriale firmato dal dicastero dei Trasporti e dal Mef, il premier Conte vuole un coinvolgimento di tutto il governo. In caso di revoca si dovrebbe procedere con il commissariamento e con un decreto legge che poi approderebbe in Parlamento. Il rischio che il governo possa spaccarsi (sia in Cdm che in Parlamento) è dietro l'angolo anche se la decisione finale non arriverà martedì. Anche il ministro De Micheli dovrebbe portare in Cdm una relazione, prefigurando le due strade, una che prevede la revoca e l'altra no, indicando quali potrebbero essere le conseguenze delle decisioni da prendere.
Fonti parlamentari del Pd sottolineano che a questo punto deve essere il premier Conte ad indicare il percorso da seguire. "Noi non freniamo, né ostacoliamo. Chi vuole assumersi delle responsabilità lo faccia", osserva un 'big' dem. Italia viva è sulle barricate, i ministri renziani si schiereranno contro la revoca. Per Rosato Conte "sta cedendo al populismo". "Il populismo urla slogan, la politica propone soluzioni", dice Renzi che attacca: "Sapete perché non hanno mai scritto il documento di revoca? Perché ci sono scritti sopra i miliardi che devono dare a Benetton. Questo giochino rischia di costare ai nostri figli 20/30 miliardi".
Il presidente del Consiglio intende in ogni caso chiudere al più presto il dossier e mantiene una linea dura: fuori i Benetton o c'è la revoca. Renzi e anche il Pd, secondo quanto sottolineano fonti parlamentari dem, puntano sull'ingresso di Cdp, convinti che le novità sull'azionariato possano ammorbidire la posizione del Movimento 5 stelle. La strada della 'nazionalizzazione' viene invocata insomma da più parti. "Sono fiducioso che anche nel Pd questa posizione di buon senso avrà seguito", osserva il leader di Iv chiamando in causa il partito del Nazareno. Ma il punto è che Conte e il Movimento 5 stelle insistono su tenere fuori i Benetton dalla partita.
Intanto Atlantia crolla in Borsa a -15,19%. Per gli analisti con la prospettiva della revoca Aspi rischia default da 19 mld. "Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, l'unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l'intervento di Cdp. Operazione trasparente, società quotata, progetto industriale globale. Non ci sono alternative serie e credibili", taglia corto Renzi. Mentre il segretario dem Zingaretti, premettendo che la lettera di Aspi "è deludente" non parla di revoca della concessione. Sottolinea "l'esigenza di un profondo cambio di indirizzo dell'Azienda basato su impegni rigorosi in materia di tariffe, sicurezza e investimenti, e su un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria che assicuri l'avvio di questa nuova fase".
Aspi gioca a carte scoperte
Sta di fatto che il dossier Autostrade è sempre più caldo. "Lo Stato non può essere socio di chi prende in giro le famiglie delle vittime", ha spiegato Conte al 'Fatto quotidiano'. I margini per trattare sulla quota dei Benetton sono ormai esigui. La proposta formulata da Autostrade per l'Italia "è l'esito di un confronto di un anno e recepisce le richieste dei rappresentanti dell'esecutivo", replica la concessionaria autostradale del gruppo Atlantia. La convinzione dell'azienda è che la partita sia tutta politica, da qui l'auspicio vengano assunte sulla base di "aspetti di tipo giuridico, tecnico, sociale ed economico".
Autostrade gioca a carte scoperte pubblicando l'offerta inviata all'esecutivo. "Se si decidesse sulla revoca ci sarebbero pronte altre soluzioni", mette in chiaro il premier da Berlino. E sulle eventuali dispute conseguenziali alla revoca il presidente del Consiglio è netto: "In una logica corretta di rapporti in equilibrio tra concedente pubblico e concessionario privato se c'è stato un problema di cattiva manutenzione, di inadempimenti, la responsabilità va sul management, soggetto ad azioni di responsabilità, no sulla cittadinanza che deve subire il ricatto di eventuali incertezze che avrebbero decisioni pubbliche sul concessionario privato". Ed ancora: no ad un dispendio di risorse pubbliche "agevolando gli interessi privati" e "se ci sono ponti e questi ponti crollano, dobbiamo saper sanzionare chi è responsabile di questo crollo". Si prospetta un braccio di ferro vero e proprio con il Movimento 5 stelle che spinge, forte della presa di posizione del premier, in un'unica direzione.
È prevista lo stesso giorno una riunione straordinaria del Cda di Atlantia. C'è chi nel governo avanza la tesi che l'azienda possa fare un passo indietro sulla concessione ma non sulla gestione, altre fonti sottolineano che nella partita possa rientrare anche l'atteggiamento sul Mes.
La maggioranza rischia di spaccarsi
Al momento l'unico dato è che il fronte rosso-giallo rischia di dividersi. Per questo motivo il governatore della Regione Lazio chiede "una posizione unitaria" e "la soluzione migliore nell'interesse del Paese e dei cittadini". Il Pd dunque non alza i toni, anche se da Morassut ad Astorre c'è la richiesta di una soluzione che passi dal governo e non venga portata avanti sulla base di pregiudizi. "Condividiamo ogni singola parola del premier Conte", mettono in chiaro i pentastellati che a questo punto si attendono una decisione netta da parte dell'esecutivo. Ma il rischio che il Consiglio dei ministri si trasformi in una conta c'è mentre tutta l'opposizione critica l'operato di Conte, con Matteo Salvini che annuncia una segnalazione alla Consob.
Per il leader leghista le parole del presidente del Consiglio su Autostrade fanno "andare in fumo milioni e milioni di euro, mettendo in difficoltà tanti piccoli risparmiatori", perché "se un governo chiacchiera i risparmiatori poi ne pagano le conseguenze". Perché, ha aggiunto, "i risparmiatori che hanno i titoli di Atlantia in tasca sono anche operai e lavoratori, non sono i milionari e i Benetton".
Di Maio replica a Salvini: "Lega alleata di Benetton"
"Oggi tutti dicono di essere favorevoli a togliere il controllo di Autostrade ai Benetton. Lo dicono anche quelle forze politiche che, quando hanno potuto, si sono messe di traverso. E mi riferisco in particolare ad una forza politica: la Lega di Matteo Salvini", dichiara il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un post in cui ripercorre la cronologia del rapporto Benetton-Lega.
"Mentre noi chiedevamo di togliere le autostrade ai Benetton, lo ricordo bene, Salvini temporeggiava e c'era sempre un 'ma' o un 'però'' ad ostacolare il processo. Sempre un tentennamento", afferma Di Maio.
"I Benetton avevano nel governo un alleato su cui contare, visto che la Lega continuava a dichiarare di non voler procedere con la revoca, mentre noi facevamo il possibile per fare giustizia", prosegue di Maio, "trovo falso e ipocrita che oggi sia proprio Salvini a chiedere giustizia, definendoci ridicoli e bugiardi".