AGI - L'ultimo fronte nella maggioranza è sulla legge elettorale. La Lega è pronta a ripresentare la proposta del 'Mattarellum' e si aspetta che Renzi - ritornato oggi a sbarrare la strada al proporzionale con soglia al 5% - converga per difendere il maggioritario. Per ora FI non apre sul sistema rilanciato da M5s e Pd (il partito del Nazareno ha oggi ricordato che Iv quel patto l'ha firmato), ha fatto sapere alla Lega di non voler 'abboccare' ("si tratta di una forzatura", la tesi degli azzurri), ma è pur vero che i vertici prendono tempo, "non ne abbiamo mai parlato con gli alleati", dice un 'big' forzista.
Domani il centrodestra presenterà il suo 'programma' alternativo all'esecutivo, in attesa della convocazione a palazzo Chigi. Il tentativo è di approfittare delle liti interne alla maggioranza per dare una spallata a Conte, considerato inadatto a guidare la fase piu' delicata dal dopoguerra. In alternativa Lega e Fdi rilanceranno la stagione della 'guerriglia' parlamentare (tentando di bloccare il 'blitz' di Pd e M5s sul proporzionale) e nelle piazze, anche se quella di domani non sarà una prova di forza ma una manifestazione, senza vessilli di partito (con tanto di sedie piazzate davanti al palco) per chiedere il voto. Con Berlusconi che oggi - dopo aver sottolineato che la via maestra è quella delle elezioni - è tornato ad invitare Salvini e Meloni a ragionare sull'ipotesi di "un governo in sintonia con la maggioranza degli italiani dotato di autorevolezza e capace di gestire questa crisi".
Il premier Conte ieri ha inviato messaggi rassicuranti alla sua maggioranza, convinto che sul tema degli appalti (ancora bloccato in vista del Cdm di lunedi' quando il ministro dell'Economia Gualtieri illustrerà anche il piano nazionale delle Riforme) si troverà una convergenza. L'incontro con Zingaretti è servito per un chiarimento e per cercare di rinsaldare l'asse che - secondo i 'desiderata' del premier - dovrebbe allargarsi a macchia d'olio anche sui territori. Ma il Pd non intende deragliare dalla linea europea per quanto riguarda il dl semplificazioni e chiede allo stesso tempo un'accelerazione sulle crisi aziendali e sui dossier sul tavolo. Il passaggio cruciale per Conte sarà il Consiglio europeo del 17 luglio, con il presidente del Consiglio pronto ad un 'tour' europeo per chiedere che sul 'Recovery fund' non ci siano frenate nè compromessi.
Ma i nodi del fronte rosso-giallo andranno sciolti prima della pausa estiva, anche se sul Mes (+Europa presenterà una mozione a favore dell'utilizzo del Salva-Stati) non è prevista al momento una prova di forza del Pd, considerata anche la divisione registratasi oggi in Europa con il Movimento 5 stelle. Questo non vuol dire che il partito del Nazareno non spingerà su questo punto, cosi' come sul resto dei provvedimenti sul tavolo. In attesa delle Regionali: dopo, soprattutto se i Cinque stelle dovessero avere un risultato negativo, non è esclusa - ripetono fonti parlamentari dem e la voce rimbalza anche nei gruppi parlamentari M5s - l'ipotesi del rimpasto, un'arma che potrebbe essere utilizzata sia per sostituire alcuni ministri (una parte dei dem spinge, invano, perchè Zingaretti entri al governo) sia per blindare la maggioranza al Senato con la promessa ai malpancisti di qualche posto da sottosegretario. Il premier e gli azionisti del governo sono convinti che nonostante l'impasse che si registra nella maggioranza non ci sarà, calendario alla mano, alcun terremoto in vista.
Ma la Lega si insinuerà nelle divisioni, a partire dal dl Rilancio per finire con la partita delle Commissioni, con i 'lumbard' che potrebbero convergere sui mal di pancia di diversi pentastellati e fare da ago della bilancia. Il sospetto di alcuni esponenti del partito di via Bellerio è legato sempre al passaggio di alcuni senatori azzurri (nei giorni scorsi Carbone nelle fila di Iv) nella maggioranza ma si punta a 'controbilanciarè il peso con qualche altro 'acquisto' tra le fila M5s e tra gli ex pentastellati. I fari sono puntati sullo scostamento di bilancio. I rosso-gialli prepareranno il terreno per evitare scivoloni, in attesa di settembre e del possibile 'autunno caldo' pronosticato non solo dalle opposizioni. Prima del referendum sul taglio dei parlamentari e delle amministrative il Pd (e lo ha ribadito a Conte) vuole una svolta sia sulla legge elettorale che sui candidati da presentare alla griglia di partenza di una gara che potrebbe - questo il timore nella maggioranza e del premier - compromettere gli equilibri del governo.