AGI - Al leader dem Nicola Zingaretti, che dalle colonne del Corriere della Sera ieri chiedeva al governo di non tergiversare sul Mes, dalle stesse colonne con una lettera replica il segretario della Lega Matteo Salvini per dire “sarei d’accordo se l’appello del segretario del Pd fosse finalizzato a pagare la cassa integrazione o a dare liquidità a famiglie e imprese”.
Ma secondo Salvini così non è in verità, perché “Zingaretti non sta nella pelle per il Mes” e le stesse ragioni con le quali dice sì al Salva-Stati “non hanno convinto Francia, Spagna, Grecia o Portogallo” tanto che “per la sua architettura istituzionale, perfino la Germania rischia di avere dei problemi: il Bundestag sarà chiamato ad approvare ogni singolo esborso del Mes”, taglia corto il leader leghista, per il quale “per sciogliere alcuni nodi economici non serve l’Europa ma un governo appena decente”.
La ricetta della Lega, diversa da quella ipotizzata dal Pd, prospetta che “anziché ipotecare il futuro dei nostri figli – scrive ancora Salvini – meglio scommettere sull’Italia con l’emissione di buoni del Tesoro”. Tanto più che “i segnali sono incoraggianti” in quanto “il Btp Italia ha battuto ogni record e con un’unica asta ha chiuso a 22,3 miliardi”. Ovvero, “più di metà del Mes!” esclama il leader del Carroccio, secondo cui invece i dieci punti citati da Zingaretti “quasi tutti comportano un aumento strutturale della spesa, ma il Mes serve solo per interventi straordinari direttamente collegati alla crisi Covid”. Quindi “è un prestito vincolato” che significa che “a parte l’ammodernamento degli ospedali e la ristrutturazione delle Asl, tutti gli altri obiettivi snocciolati dal segretario del Pd sono fuori tema”.
Dunque ad avviso di Salvini “il Mes non è pensato per alimentare gli investimenti nella ricerca, la rivoluzione digitale, il rafforzamento della medicina di base, la riforma dei servizi per anziani e malati cronici, l’aumento di investimenti per il personale sanitario, l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, le borse di studio, l’aumento dei posti finanziati per gli specializzandi o altri obiettivi generici”, perciò il leader leghista avverte: “Non vogliamo cascarci”, le condizioni proposte “sembrano innocue, ma i Trattati e i Regolamenti (in particolare, il cosiddetto «two pack» del 2013) consentono di modificarle successivamente”.
E chiude così la lettera: “Chi ci assicura che tra dieci anni, quando la crisi Covid sarà un ricordo lontano, ci saranno le stesse volontà e gli stessi equilibri politici? L’Italia resterebbe in balia degli umori europei: pollice su o pollice giù? Vita o morte?”. Così, tra “tanti dubbi e una certezza: una volta accettate le risorse, lo Stato membro sarà soggetto a sorveglianza rafforzata da parte della Commissione europea e della Bce. Ci sarà quindi la possibilità di subire altri diktat. La patrimoniale. Una bastonata alle pensioni. Un inasprimento dell’Iva”, teme Salvini.