AGI - Lo scoop del quotidiano spagnolo ABC sui presunti fondi venezuelani al Movimento 5 Stelle continua ad agitare i partiti, con le opposizioni che si danno appuntamento davanti all'ambasciata venezuelana e la maggioranza che rimane cauta.
Per il giornale iberico, l'attuale dittatore del Venezuela, Nicolas Maduro fece recapitare nel 2010, quando era ministro degli Esteri del governo guidato da Hugo Chavez, una valigetta contenente 3,5 milioni di euro al consolato venezuelano di Milano all'indirizzo di Gianroberto Casaleggio, leader di una promettente forza politica anticapitalista. Una ricostruzione che, tuttavia, per qualcuno "mostra qualche crepa" tanto che anche il leader della Lega, Matteo Salvini, usa il condizionale: "Non commento a livello politico i presunti milioni di euro dal Venezuela ai Cinque stelle, se ci sono truffe emergeranno".
Il Movimento 5 Stelle e Rousseau, associazione presieduta da Davide Casaleggio, hanno già manifestato l'intenzione di intraprendere le vie legali contro il quotidiano, respingendo ogni accusa. E oggi il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, parla di bufala colossale e di macchina del fango: "Siamo davanti alla più grande fake news della storia. A me stupisce - anzi ormai non mi stupisce più nulla della stampa italiana - l'enfasi che è stata data dai giornali a un documento palesemente falso". Per Di Stefano nemmeno i media italiani sono esenti da colpe avendo "fatto 24 ore di fango: la deontologia professionale prevede che prima fai una analisi del documento, e poi, se pensi che possa essere vero, è una notizia. Ieri tutti i quotidiani, tg inclusi, sono andati avanti con una notizia che era una balla colossale", sostiene Di Stefano.
Ma quali sono gli elementi che fanno parlare l'esponente M5s di "bufala colossale"? Intanto, "in quella carta il simbolo del Venezuela è totalmente contraffatto, addirittura è girato al contrario, persino il nome 'ministero della Difesa' è sbagliato perchè non si chiama più così dal 2007. E' una palla colossale", insiste Di Stefano. In attesa che si chiariscano i contorni della vicenda, però, le opposizioni scendono in piazza con i loro leader in prima linea.
Una delegazione di Forza Italia, composta dal vicepresidente del partito Antonio Tajani e dal senatore Maurizio Gasparri, assieme alle parlamentari Annagrazia Calabria, Maria Spena e Urania Papatheu, ha partecipato a un presidio organizzato da Forza Italia Giovani Roma, guidato dal coordinatore Simone Leoni, davanti all’ambasciata venezuelana per "chiedere sia fatta chiarezza sulla politica estera del governo italiano, sull’eventuale sostegno a regimi autoritari come quelli guidati in Venezuela da Chávez e Maduro e sulle recenti notizie di stampa relative a presunti finanziamenti di questi regimi al Movimento 5 stelle", spiega una nota. In altre parole, "la nostra politica estera è libera o è condizionata da altri?", chiede Tajani, mentre Maurizio Gasparri denuncia "la resa grillina ai peggiori dittatori del mondo".
Ma a chiedere chiarezza è anche parte della maggioranza. Matteo Renzi chiede che sulla vicenda siano puntati i fari della magistratura proprio come è stato per il Russiagate che ha coinvolto la Lega e il suo leader Matteo Salvini: "E' giusto che si indaghi sui soldi venezuelani a M5s, come si è indagato sui rubli di Salvini, che poi non c'erano. Secondo me le idiozie sul Venezuela le dicevano gratis. Siccome sono italiano, spero che sia tutto falso. La speranza è che si possa fare politica confrontandosi sulle idee e non tirandosi addosso le inchieste".
E' improntato alla cautela, invece, l'atteggiamento del Partito Democratico. Il presidente dei Senatori dem, Andrea Marcucci, tiene a sottolineare che "i fatti sono avvenuti ieri. Il M5s ha smentito vigorosamente. Io sono e resto fieramente garantista anche in questo caso". Mostra, invece, scetticismo la ex ministra della Difesa Roberta Pinotti per la quale tutta la vicenda ha il sapore della più classica "polpetta avvelenata".