“Ai pm ho spiegato tutto per filo e per segno. Sono assolutamente tranquillo…. Ho chiarito tutto quello che c’era da chiarire, ho illustrato tutti i passaggi di quei terribili giorni in cui combattevamo contro un nemico invisibile. Non ho nulla da temere”. Comincia così il colloquio del premier Conte con La Stampa di Torino, nel quale il presidente del Consiglio spiega anche che la cronologia dei fatti come li ha raccontati ai magistrati: “Alla luce del quadro epidemiologico di cui disponevamo in quella prima settimana di marzo, non avrebbe avuto alcun senso chiudere solo i comuni di Alzano e di Nembro. Il nostro problema, già in quelle ore, era studiare soluzioni drastiche e immediate per tutta l’Italia. Ed è quello che abbiamo fatto”.
“In scienza e coscienza, ed ho la serenità di chi ha sempre concordato ogni passo con il Comitato Tecnico Scientifico” aggiunge poi Conte che puntualizza: “Non mi aspetto alcun avviso di garanzia, né l’ho mai temuto”.
Quanto agli Stati generali da lui indetti e che si aprono oggi, il premier esclama: “Ma quale passerella! Questi non sono gli Stati generali del presidente Conte, io sarò lì insieme ai miei ministri, non per smania di protagonismo, non per parlare ma per ascoltare”. L’obiettivo è “ricostruire questo Paese” e pertanto “noi non possiamo accontentarci di tornare come stavamo prima”.
Questa crisi, semmai, ribadisce il premier, “deve essere l’occasione per dare finalmente il colpo di reni, con le grandi riforme che ci mancano da troppi anni”. E stavolta, chiosa, “abbiamo le risorse finanziarie per farlo, abbiamo una cornice europea che ce lo consente”.
E sulle opposizioni che hanno rifiutato di partecipare al confronto dichiara: “Me ne dispiace. Ma quando avremo finito gli Stati generali, e avremo fatto una sintesi delle idee per il rilancio, tornerò ad offrire un patto per le riforme a Salvini e Meloni, nella speranza che vogliano lavorare insieme a noi, in uno spirito di coesione nazionale”, assicura Conte.