Un pezzo di Stato rema contro le riforme e contro il governo: una frase "mai pronunciata" dal presidente del Consiglio, ma che ha scatenato immediatamente la reazione delle opposizioni. Certo, non è la prima volta che la politica guarda agli uffici dei ministeri in cerca delle cause di lentezze e ritardi nella messa a punto dei vari provvedimenti. L'ultima volta era stata "la manina" evocata dall'allora ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.
Il precedente della "manina"
Correva l'anno 2018 e il governo gialloverde era alla ricerca di una quadra su un condono fiscale che il Movimento 5 Stelle vedeva come fumo negli occhi. Quando si arrivò a ridosso della promulgazione ci si accorse che il raggio d'azione di quel decreto era più ampio di quanto pronosticato dai Cinque Stelle. Da lì il sospetto, subito rispedito al mittente da dirigenti dei ministeri e sottosegretari, che qualcuno avesse modificato il provvedimento uscito da Palazzo Chigi. Il giallo si ripete oggi, con il premier alle prese con una organizzazione degli Stati Generali più complicata del previsto.
Cosa scrivono i quotidiani
Molti quotidiani riportano la stessa frase: "Ci sono pezzi di Stato che remano contro le riforme e contro il governo". Ma da Palazzo Chigi la smentita è netta. "Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha mai pronunciato la frase 'C'è un pezzo di Stato che rema contro le riforme e contro il governo', come riportato oggi su alcuni quotidiani".
La tempesta mediatica, tuttavia, è ormai in corso: "Se un presidente del Consiglio arriva a dire che un pezzo di Stato non gli fa fare le riforme mi sa tanto che siamo arrivati alla frutta ed è un problema perché un Paese ha bisogno di correre", reagisce Matteo Salvini soffermandosi poi su una maggioranza che "litiga su tutto" e tiene "il Paese fermo" tanto da rendere necessario andare alle elezioni anticipate per dare all'Italia un "governo che duri 5 anni".
Stupore anche da Forza Italia che, con Antonio Martino, spiega: "Di buona norma si dovrebbe, quando si affermano cose così delicate, avere anche il coraggio di fare i nomi, siamo tutti bravi a lanciare il sasso e nascondere la mano. A questo punto sarebbe doveroso da parte sua uscire allo scoperto. Ha capito che il suo Governo ormai è al tramonto? Non esistono ruote di scorta o rimpasti, l’unica soluzione sarebbe dare agli Italiani la possibilità di scegliere il proprio Governo".
La firma mancante
Ma la giornata politica non è contrassegnata solo dal giallo sulla frase di Conte, c'è infatti anche un secondo episodio che vede al centro Mariana Mazzucato, consigliera economica incaricata dal Presidente del Consiglio di lavorare alle misure di contrasto degli effetti economici del coronavirus.
Mazzucato, infatti, non ha firmato il Piano Colao, che dovrebbe rappresentare il 'piatto forte' da portare al gotha politico ed economico che Conte intende riunire a palazzo Chigi con gli Stati Generali. L'economista italo-americana, alla domanda del deputato Pd Filippo Sensi, risponde di non aver firmato il rapporto perché si è concentrata "più sul lavoro di 'policy design' delle 'missioni' economiche", e quello di cui sta "parlando oggi non è tanto il lavoro con Colao, ma quello che stiamo facendo con la nuova squadra, dove ci sono anche giovani bravissimi, e siamo molto onorati di poter lavorare vicini" al presidente del Consiglio.