AGI - "A volte non capisco le parole di Berlusconi. Dire sì al Mes, usare la stessa lingua di Renzi, mi lascia molti dubbi". Posizione netta quelle di Salvini sulla strategia del Cavaliere che tiene la porta aperta - anche grazie ai contatti di Letta - al dialogo con Conte sul 'Recovery plan' e sull'utilizzo del fondo salva Stati e ad una trattativa con il Pd sulla legge elettorale proporzionale (con cancellierato alla tedesca) e sulla necessità di un clima di concordia.
Il canale tra palazzo Chigi e il presidente di FI è aperto da settimane con la condizione - ribadiscono gli azzurri - che si dialoga in due. Ma se l'ex premier ancora ritiene possibile un esecutivo di unità nazionale (il sospetto di diversi 'big' della Lega è che possa rientrare in una operazione di rimpasto o di allargamento della maggioranza) per Salvini e Meloni l'unica strada è il voto.
Gli scenari possibli
In realtà Berlusconi vuole restare ancorato al perimetro del centrodestra, ai suoi interlocutori fa presente che è stato il 'Capitano' non lui a fare un governo con i Cinque stelle, ma in uno scenario che non prevede per ora orizzonti di elezioni anticipate valuta tutte le opzioni sul tavolo.
Il fatto però è che la maggioranza dei gruppi parlamentari azzurri ritiene che Renzi voglia far saltare il banco sulla legge elettorale ("Fino a settembre non ci sarà alcun via libera neanche in Commissione", spiega una fonte di Iv) e che 'smarcarsi' da Lega e Fdi potrebbe essere una scelta autolesionista. Da qui i mal di pancia di una parte di deputati e senatori.
Il tema dell'istruzione
Sulla scuola, per esempio, Lega e Fdi hanno optato per la linea 'barricadera', intervenendo in Aula e 'marcando' il territorio per evitare la conversione del decreto. "Quelli di Forza Italia ci hanno lasciati soli", si lamenta un 'big' della Lega. In realtà la presenza di FI, seppur più ridotta, non è mancata. E anche gli azzurri hanno detto no al dl.
Solo che la linea è quella di evitare il muro contro muro mentre Salvini è da tempo che ha chiesto ai suoi di andare in battaglia contro alcuni ministri, tra cui la Azzolina, Bonafede e Pisano.
Cosa accade nel centrodestra
Nel centrodestra si sta giocando più che altro una partita di 'posizionamento'. Il vero termometro dello stato di salute della coalizione ci sarà all'inizio della prossima settimana quando si terrà il vertice per le candidature alle regionali.
La Lega vuole ridiscutere i nomi, meglio puntare su candidati civici piuttosto che su politici che hanno poche possibilità di vincere, la strategia. E così per i leghisti dovrebbero uscire di scena dalle trattative sia Acquaroli nelle Marche (si punterebbe sul sindaco di Jesi, Bacci) che Fitto in Puglia e Caldoro in Campania e sarebbe in bilico la stessa Ceccardi in Toscana.
Ma l'accordo non c'è perchè Forza Italia e soprattutto Fratelli d'Italia resistono al pressing. La consapevolezza comune nell'area di centrodestra è che presentarsi da soli alle elezioni sarebbe un boomerang, anche se perfino un 'big' leghista osserva come dopo il coronavirus sia un'impresa ardua scalzare i presidenti di regione uscenti.
Il tour leghista
L'ex ministro dell'Interno in ogni caso è impegnato in un 'tour' sui territori, convinto che 'riassaporando' la piazza il partito di via Bellerio risalirà nei sondaggi, anche se quest'anno - spiega un altro esponente 'lumbard' - non dovrebbe essere possibile organizzare le feste estive della Lega, al massimo ci saranno gazebo e banchetti.
Nel partito di via Bellerio c'è comunque la convinzione che il disagio sociale si abbatterà sul governo, da qui la 'freddezza' nel condividere l'appello alla collaborazione. "Ma per fare cosa? I provvedimenti se li scrivono da soli e poi mettono anche la fiducia", taglia corto un deputato.
La battaglia che si sta giocando in Parlamento sugli ordini del giorno è emblematica della distanza che c'è tra maggioranza e opposizione. Con la Lega che non crede in un 'soccorso' di Renzi anche quando attorno al 20 giugno approderà il voto in Senato sulla vicenda 'Open arms'.