“L’ho chiamata vendetta, dovevo dire giustizia. È in nome della giustizia che, se avessi seguito solo il merito della questione, Alfonso Bonafede non sarebbe più Guardasigilli” ma, assicura, non l’ha fatto per ottenere più posti in maggioranza: “Le poltrone possono tenersele, a me interessa la politica. Io voglio sbloccare i cantieri, una politica industriale, un’iniezione di fiducia che consenta al Paese di ripartire”.
In un intervista a la Repubblica, Matteo Renzi, ex premier e attuale leader di Italia viva, assicura che la sua prima preoccupazione di oggi è l’assetto economico del Paese perché “qui sta arrivando una crisi occupazionale senza precedenti, bisogna reagire” e quindi “una crisi oggi farebbe male al Paese” dice quasi a giustificarsi di non essere stato coerente con l’idea iniziale di voler far cadere il governo come minacciato ripetutamente: “Noi condividevamo non solo la mozione di sfiducia di Emma Bonino, ma anche larga parte di quella del centrodestra” sottolinea Renzi per poi puntualizzare: “In più Bonafede è diventato ministro in nome del giustizialismo. Quattro anni fa diceva che un politico si deve dimettere anche solo se c’è un sospetto. Folle. Oggi il garantismo ha dato una lezione di stile ai giustizialisti”.
Poi Renzi aggiunge anche che “se guardo all’interesse di Italia Viva avrei dovuto far cadere il governo. Ma se guardo all’interesse dell’Italia no, abbiamo fatto bene. E del resto io faccio politica, non seguo i sondaggi” perché “i sondaggi ti dicono quanto sei simpatico, i dati Istat ti dicono quanto sei competente. Mai avuto dubbi su cosa sia meglio”, chiarisce anche se non. manca l’ultima stoccata: “Dopo di che devono capire che senza Italia Viva non c’è maggioranza”.
Ma se “se si sciogliessero le Camere il compito del presidente della Repubblica sarebbe cercare una nuova maggioranza. In questo Parlamento la maggioranza si forma in un quarto d’ora. Ma non mi interessa arrivare lì” assicura Renzi per il quale “adesso non si va a votare, lo sanno tutti”. Tuttavia “premesso che non si va a votare per i prossimi tre anni... se si sciogliessero le Camere in questo Parlamento la maggioranza si forma in un quarto d’ora” è il ragionamento conclusivo dell’ex premier.