Renzi si è presentato un po' in ritardo questa mattina alla riunione di gruppo, prima dei lavori dell'Aula di palazzo Madama. La decisione l'aveva maturata da tempo: "Non possiamo - la premessa con la quale ha esordito parlando ai suoi senatori - sfiduciare Bonafede. Il nostro sarà un atto politico, dobbiamo imboccare il bivio della responsabilità".
Eppure era stato proprio il senatore di Scandicci ad agitare l'arma della mozione di sfiducia al Guardasigilli. Era il 20 febbraio, il giorno dopo è scoppiata l'emergenza Coronavirus a Codogno. Sono cambiate le priorità e anche se - come confida un esponente di Iv - "Bonafede ha fatto ancora peggio in questo periodo", la consapevolezza emersa oggi tra i renziani è che non si può rischiare la crisi. Da qui il no "sofferto" a non sottoscrivere il documento della Bonino, "il no anche se ci hanno offerto su un piatto d'argento la possibilità di dire sì".
Renzi in realtà sempre ai suoi senatori ha lasciato libertà di coscienza. "Io - questo il suo ragionamento - non impongo nulla". Ma poi ha prevalso l'unità del gruppo. (Riccardo Nencini ha votato a favore della mozione di sfiducia presentata da Emma Bonino). In cinque avevano optato per il via libera al documento Bonino, ma il rischio di mandare sotto l'esecutivo era troppo alto.
Tra assenze e qualche mal di pancia nel Movimento 5 stelle (si è astenuta la senatrice Drago) l'attacco al responsabile di via Arenula è stato respinto. Al fianco di Bonafede sono arrivati tutti i ministri M5s - da Patuanelli a Di Maio -, era presente il premier Conte e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. "Ora andiamo avanti sulla strada dei provvedimenti. Basta perdere tempo", ha spiegato il presidente del Consiglio ad alcuni interlocutori nell'emiciclo di palazzo Madama.
Piu' 'tranchant' i commenti di ministri pentastellati ("è arrivato un altro penultimatum") e quelli dei membri del governo dem. "In un momento in cui il Paese è alle prese con l'emergenza sanitaria ed economica noi siamo qui a votare su Bonafede", ha allargato le braccia un ministro del Pd. Il Guardasigilli in ogni caso ha sottolineato la volontà di confrontarsi con la maggioranza, di far partire il tavolo sui tempi rapidi del processo. Discussione che potrebbe comprendere anche l'argomento Csm.
Renzi è consapevole - dicono i suoi - di aver disatteso le aspettative di una parte di Iv che voleva lo 'showdown'. "Non capisco ma mi adeguo", ha sottolineato per esempio il deputato Anzaldi. Ma sulla bilancia Italia viva considera anche le aperture arrivate nelle ultime settimane. Cancellazione dell'Irap, regolarizzazione dei lavoratori irregolari, il si' di Bonafede ad una commissione tecnica per studiare le conseguenze della riforma della prescrizione.
Ora Iv attende un segnale sull'inserimento di 'Italia shock' nel dl semplificazione e l'accoglimento del family act. Salvini e Meloni rilanciano la tesi del rimpasto "ma noi - ha spiegato Renzi ai suoi senatori - non vogliamo cedere alle lusinghe delle poltrone, anche se ci sono state offerte". Italia viva comunque dovrebbe ottenere presidenze di commissione per Boschi e Marattin e altre al Senato. E continuerà ad avanzare la richiesta di avere maggior peso pure nei tg, oltre che nelle considerazioni del presidente del Consiglio. "Spallata fallita", tagliano corto nel Movimento 5 stelle.
"La maggioranza ha dimostrato compattezza", il parere del premier che in un'intervista al 'Foglio' rilancia l'invito all'opposizione a collaborare sul fronte della giustizia, della sanità, della semplificazione. Il prossimo dl sarà sul tavolo del Cdm entro fine maggio. Conte ha annunciato di voler intervenire sul Codice degli appalti. "Interventi sì ma senza cancellarlo", le perplessità in una parte del Pd e del Movimento 5 stelle.
Ora però il nuovo fronte nella maggioranza è sulla scuola, con il Pd che chiede al ministro dell'Istruzione di accogliere gli emendamenti presentati e come 'piano B' punta - il nome è quello del capo della task force Bianchi - ad un commissario sulla ripartenza per superare i contrasti sorti con la Azzolina. Il nodo principale è quello del quiz per i concorsi e si tenterà di scioglierlo all'interno della maggioranza, senza coinvolgere il premier.
Per i dem che vorrebbero andare incontro alle richieste dei 72 mila precari della scuola e aumentare così le assunzioni i concorsi dovrebbero tenersi per titoli. Il dl scuola è ora all'esame della commissione al Senato ma la fiducia potrebbe slittare alla settimana prossima proprio per le divisioni interne ai rosso-gialli. Divisioni anche nel centrodestra: alcuni esponenti azzurri - tra questi il senatore Cangini - non hanno votato la mozione di sfiducia a Bonafede ma quella a prima firma Bonino.