Mentre la vicenda del prestito garantito dallo Stato a Fca sembra avviata a conclusione, seppure con un lungo strascico di polemiche, la maggioranza e il governo si trovano alle prese con la grana della mozione di sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. A tenere ancora in bilico il governo è l'incertezza sul comportamento che terrà Italia Viva domani in Aula, in occasione del voto. Solo al momento di prendere la parola nell'emiciclo, Matteo Renzi farà sapere se il suo sarà "pollice verso" o se invece terrà ancora in vita il governo.
Lo spettro della crisi
Perchè, è anche la tesi del capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio, se Italia Viva voterà contro il governo l'apertura della crisi sarà inevitabile. Il capo politico del Movimento 5 Stelle ha già fatto sapere che "ciascuno si prenderà le sue responsabilità" in caso di sfiducia a Bonafede, lasciando prevedere che M5s non si presterà a giochi di Palazzo per cercare una nuova maggioranza. Gli umori a Palazzo Madama e a Montecitorio, tuttavia, sembrano escludere la crisi. Lo dice anche chi, come l'esponente di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, spera in una "folgorazione sulla via di Palazzo Madama" che porti esponenti della maggioranza a votare la sfiducia. Più di una folgorazione divina, tuttavia, potrebbe essere una più terrena riunione riunione a Palazzo Chigi a salvare il governo.
Il vertice a Palazzo Chigi
I renziani attendono di essere convocati da Giuseppe Conte e, quando questo avverrà, sono pronti a mettere sul tavolo la loro lunga lista di doglianze, a cominciare da quelle per i provvedimenti proposti e "puntualmente ignorati" dal premier. Il primo e più importante per Renzi e i suoi è il Piano Shock da 120 miliardi per l'edilizia che Renzi ha presentato ben prima dell'esplodere della pandemia e che per il suo partito potrebbe rappresentare ora una leva capace di risollevare l'economia italiana duramente provata dal virus. Ma è più in generale l'atteggiamento del governo nei confronti di Italia Viva a generare malcontento
I malumori renziani
. Perchè i renziani si sentono, per peso in Parlamento, "determinanti, ma non valorizzati", come spiega una fonte che aggiunge: "Non si capisce perchè ogni provvedimento che proponiamo viene rigettato, salvo poi essere accolto se lo stesso provvedimento lo propone qualche altra forza". Da Iv, al momento, non si parla di nuovi incarichi nel governo, non sembrano i posti a interessare. Ma l'avviso potrebbe cambiare nel caso una proposta arrivasse dal premier. Questo, ovviamente, assieme alle forti remore che i renziani nutrono sull'operato di Bonafede: "Ascolteremo il ministro e valuteremo sulla base di quello che dirà", sottolinea Teresa Bellanova.
La partita Fca
Intanto, come si diceva, la maggioranza si confronta sul caso del prestito ad Fca laddove il tema non è più "se" ma "come": la garanzia dello Stato sul prestito a Fiat Chrisler Automobiles non sembra più in discussione, tanto che i partiti in blocco si sono detti favorevoli all'ipotesi. Rimane da stabilire quale sia il modo migliore per fare in modo che Fca rispetti quelle condizionalità, investimenti in Italia e tutela dei posti di lavoro, che tutti, i leader hanno messo sul piatto in cambio della garanzia di Sace, la società che garantisce i crediti alle imprese e che fa capo a Cassa Depositi e Prestiti.
La linea del Pd
Il Partito Democratico, dopo alcuni sbandamenti iniziali dovuti alla dura presa di posizione del vice segretario - Andrea Orlando - si è stabilizzato sulla linea dettata ieri dal segretario Nicola Zingaretti: "Nelle politiche di incentivi e prestiti con garanzia statale alle imprese e ai grandi gruppi industriali deve essere determinante la finalità di utilizzo delle risorse che devono servire a stabilizzare l’occupazione in Italia e a non delocalizzare le produzioni, e a realizzare una nuova stagione di crescita, innovativa che punti alla sostenibilità". Ma Zingaretti aggiunge anche un passaggio che suona come un monito alla stessa Fca: "Purtroppo in Italia molte volte gli accordi sono stati disattesi, con gravi danni per i lavoratori e i soldi pubblici. Per questo ora il governo dovrà vigilare con la massima attenzione su questi strumenti e sugli effettivi utilizzi che le imprese faranno di queste risorse, Fca compresa".
Critica Leu
Sugli accordi disattesi da Fiat in passato si è soffermato anche il segretario di Sinistra Italiana e deputato di Liberi e Uguali, Nicola Fratoianni: "Quando mai i vertici di Fca hanno rispettato gli impegni sottoscritti di investimenti nel nostro Paese. Tanto per sapere", scrive Fratoianni in risposta al post nel quale Matteo Renzi sostiene la richiesta di Fca. Oggi, Fratoianni torna sulla vicenda definendo "un errore" quello del governo di avere concesso il prestito: "Penso che sia stato un errore dell’azienda chiedere la garanzia per il prestito e un errore del governo concederlo. Se si ottiene una garanzia su un prestito di tali dimensioni, mi pare di buonsenso chiedere cose non particolarmente rivoluzionarie quali il ritorni della sede legale e della sede fiscale in Italia".