Il ritorno alla progressiva normalità nella vita economica e sociale dopo la fase acuta dell’emergenza coronavirus coincide anche con un ritorno alla normalità per i palazzi delle istituzioni e della politica. Con tutti i limiti e le precauzioni per evitare nuovi focolai di contagio, le Camere hanno ripreso la loro attività a pieno ritmo, Palazzo Chigi accoglie nuovamente i giornalisti in conferenza stampa, le riunioni si moltiplicano anche in presenza, le opposizioni convocano una manifestazione contro l’esecutivo. Il dibattito politico insomma cerca di tornare al fisiologico confronto, che dalle prossime settimane registrerà sicuramente confronti e scontri ma che dovrà fare i conti con alcune importanti scadenze politico-istituzionali.
Da poche settimane la legislatura ha compiuto due anni, ne mancano quindi tre alla sua scadenza naturale, ma in questi prossimi tre anni esistono alcuni turning point che potrebbero essere determinanti e uno di questi più di altri: l’elezione del nuovo presidente della Repubblica nel gennaio 2022. Ma andando per ordine.
Il primo banco di prova sarà il rapporto dell’Italia con l’Europa. Il destino di Mes, Sure, investimenti Bei e recovery fund potranno infatti avere un impatto cruciale sulla ripresa economica e sociale del Paese. Va ricordato che il 1 luglio il presidente di turno dell’Unione sarà la Germania, che il Mes è già operativo, il recovery fund sarà presentato al Parlamento il 27 maggio e al Consiglio Ue non prima di giugno, il Sure sarà disponibile da luglio, i fondi Bei dai primi di luglio.
Dalle prime settimane di settembre si comincerà a mettere mano alla stesura della manovra 2021, ma per allora saranno stati messi in campo sicuramente altri provvedimenti economici per rafforzare la fase 2 e non si esclude un nuovo scostamento di bilancio. La manovra deve essere presentata alla Commissione Ue entro il 15 ottobre e alle Camere entro il 20 ottobre. Il varo deve avvenire entro il 31 dicembre.
In autunno molte regioni dovranno tenere le elezioni per il rinnovo dei governatori, e tra queste Veneto, Campania, Liguria, Toscana, Puglia, Valle d’Aosta e Marche. La data non è ancora stata fissata, c’è chi parla di election day del primo turno delle regionali e di molti rinnovi dei sindaci con il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari tra fine settembre e ottobre. Ma alcuni governatori tra cui Zaia, Toti, De Luca ed Emiliano hanno chiesto di votare il prima possibile, anche a luglio.
Si terrà invece sicuramente in autunno il referendum costituzionale sulla riforma del taglio dei parlamentari, che deve essere indetto entro settembre e si potrà svolgere entro e non oltre il 22 novembre. Una volta celebrata la consultazione, se l’esito sarà confermativo, dovranno passare altri due mesi prima che la legge possa essere applicata, per dare tempo al governo di esercitare la delega per la ridefinizione dei collegi. In caso di scioglimento delle Camere, dunque, solo due mesi dopo il referendum le eventuali elezioni anticipate potrebbero svolgersi eleggendo 600 parlamentari invece di 945, se il Parlamento venisse sciolto prima del referendum o dei due mesi successivi, invece, si eleggerebbero nuovamente 945 tra deputati e senatori. Per quella data potrebbe aver ripreso il suo cammino anche la riforma della legge elettorale, sulla quale la maggioranza ha trovato un’intesa per un sistema proporzionale con soglia di sbarramento il cui esame è stato avviato in commissione alla Camera.
La data successiva più importante è l’inizio del semestre bianco. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato eletto il 31 gennaio 2015 e quindi dai primi giorni di agosto del prossimo anno non potrà sciogliere le Camere, come prevede la Costituzione all’articolo 88.
A gennaio del 2022 si terrà quindi l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, successore di Mattarella. Mentre la scadenza naturale della legislatura è prevista nella primavera dell’anno successivo.