L'immagine simbolo del decreto rilancio è quella del ministro Teresa Bellanova che si commuove mentre annuncia il via libera alle regolarizzazioni dei migranti, uno dei nodi che ha tenuto fermo il decreto nelle ultime ore e che ha visto proprio nel ministro dell'Agricoltura una delle parti in causa.
L'immagine, tuttavia, non frena le polemiche per un decreto giudicato insufficiente dalla opposizioni. E, anzi, quella immagine finisce per accostata a un'altra 'fotografia', quella dell'allora ministra Elsa Fornero che, in lacrime accanto al premier Mario Monti, annuncia la riforma del sistema pensionistico.
"Le lacrime del ministro Bellanova (Fornero 2) per i poveri immigrati, con tanti saluti ai milioni di italiani disoccupati, non commuovono nessuno", rileva il leader della Lega, Matteo Salvini che, "dopo due mesi di promesse" dichiara che "la pazienza è finita". Certo, aggiunge, da parte della Lega rimane la "volontà di collaborare per il bene del Paese", ma il governo non ha fin qui accolto nessuna delle proposte del partito di via Bellerio: "Anche per questo decreto da centinaia di pagine non siamo stati mai ascoltati o coinvolti".
Neanche la presidente di Fratelli d'Italia sembra toccata dalle lacrime del ministro Bellanova, che per Giorgia Meloni avrebbe fatto bene a commuoversi per le "centinaia, forse migliaia di italiani" che "in queste settimane hanno pianto, magari di notte, di nascosto dai loro figli, schiacciati dalla disperazione per aver perso tutto, o per timore di perdere tutto. Aspettando un aiuto che non e' arrivato mai. Stasera il ministro Bellanova si è commossa. Ma per la regolarizzazione degli immigrati. Io sinceramente sono basita".
Entrando nel merito dei provvedimenti, poi, Meloni chiede al presidente Conte di non "raccontarci quante risorse spendera', ma quando arriveranno a famiglie e imprese" dato che "il Parlamento ha autorizzato il Governo a spendere in deficit 80 miliardi per fronteggiare l'emergenza". A rilanciare l'immagine di Bellanova è invece il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, dicendosi "fiero e orgoglioso delle battaglie" portate avanti dalla ministra.
Per il vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, al decreto manca tempismo e strategia: "Più che decreto rilancio quello del governo è il 'decreto ritardo'. E poi quando arriveranno i 55 miliardi agli italiani, visto che ne sono arrivati solo 7 dei 25 di marzo? Manca una visione strategica della ripresa e un vero sostegno ai settori più in crisi", spiega l'ex presidente del Parlamento Europeo.
Alla velocità necessaria per fare arrivare i soldi in tasca a lavoratori e famiglie si sofferma anche il segretario Pd, Nicola Zingaretti, che individua "due priorità: soldi in tasca e massima semplificazione. Gli italiani vogliono soluzioni". Il leader dem sottolinea, poi, che "è tempo di rimettere in moto l'Italia. Sicurezza e rilancio sono le nostre parole d'ordine. Con il decreto di oggi il Governo ha messo in campo 55 miliardi per imprese, lavoratori e famiglie. Il più grande investimento sull'università, sulla salute, incentivi green, aiuti per non lasciare sole le persone e le imprese. Risorse senza precedenti nella storia della Repubblica".
Canta vittoria il Movimento 5 Stelle che, con il ministro Luigi Di Maio, sottolinea come i 55 miliardi del decreto rappresentino "in pratica una maxi manovra. Con questi soldi daremo supporto a lavoratori, famiglie, imprese e fasce più deboli del Paese. Una cifra sostanziosa e doverosa, ma attenzione: non sarà l'ultimo intervento economico. Siamo già al lavoro per nuovi provvedimenti per rilanciare investimenti ed export. Altro importante passo per la ripartenza. Coraggio!".