Possibile prevedere la regolarizzazione per quei lavoratori irregolari presenti sul territorio italiano che sono stati registrati e 'foto segnalati' prima di marzo, ovvero quando il governo ha attuato il 'lockdown', ma non ci deve essere alcuno scudo penale per il datore di lavoro. Va bene estendere la misura anche a colf e badanti ma in questo modo "non ci sono limitazioni".
Ecco le 'condizioni' del Movimento 5 stelle all'accordo. Per i Cinque stelle il 'punto di caduta' per sbloccare la partita che sta tenendo in sospeso il dl rilancio non può essere "un liberi tutti". I vertici pentastellati in una riunione oggi hanno nuovamente vagliato il testo ma non c'e' ancora l'ok.
E così la questione delle regolarizzazioni resta al centro del dibattito, anche se i rosso-gialli vorrebbero tentare di arrivare ad un'intesa 'politica' prima che il 'dossier' approdi sul tavolo del Consiglio dei ministri. Senza un'intesa politica il rischio è che proprio nella riunione si consumi una rottura che ne' il presidente del Consiglio Conte ne' le forze che sostengono l'esecutivo vogliono.
I pentastellati, con il capo politico Vito Crimi che ha preso in mano il dossier insieme al sottosegretario agli Interni Sibilia, puntano ad un compromesso che però - questa la premessa - non deve portare ad un allargamento delle maglie generalizzato. Il nodo principale è legato allo scudo penale. I dem tengono il punto, facendo notare che è già escluso esplicitamente il reato di Caporalato. La tensione è ancora alta con palazzo Chigi che smentendo ogni attrito con M5s e Di Maio questa mattina ha sottolineato in una nota che domenica notte era stata raggiunta "una sintesi politica".
Tesi in qualche modo smentita da Crimi. "Il testo sulle regolarizzazioni va stralciato. Non va inserito nel decreto Rilancio", dice Sibilia. C'è agitazione nei gruppi, perché l'ala che fa riferimento al presidente della Camera, Fico punta all'intesa mentre il resto del Movimento 5 stelle si divide tra chi è per il no "senza se e senza ma" e chi, invece, per una linea più di cautela, "non possiamo bloccare il decreto. Approviamolo ma poi la discussione la si fa in Parlamento e chi ha più i numeri vince".
La 'parlamentarizzazione' della discussione porterebbe a far saltare gli equilibri e a convergenze 'parallele'. Un rischio troppo alto per il governo. Ma la fumata bianca ancora non c'è.
Anzi allo stato dell'arte prevalgono i veti, a discapito di un provvedimento che da dl aprile si e' trasformato a dl maggio e che contiene una serie di misure urgenti sull'economia. "Fermare un decreto a favore di un dibattito senza senso che mescola mancanza di lavoratori agricoli con Covid-19, con caporalato, con immigrazione, condito da lavoro nero, badanti e colf, non ha niente di serio", insiste ancora Sibilia.
"Resta un fermo 'no' a sanatoria per reati odiosi che avrebbe effetti "morali" devastanti", rilancia Crimi, "sul punto non arretriamo". Prendono posizione tutti i partiti. "Non c'e' nessuno scudo per reati odiosi", risponde il vice ministro del Viminale, Mauri. "L'atteggiamento dei 5 stelle e' ingiustificato", dicono i senatori dem. "Irricevibile", incalza Orfini. "Chi è che tiene fermo il decreto?", si chiede il vice segretario del Pd Orlando.
"Un accordo al ribasso sulla regolarizzazione sarebbe inaccettabile", osserva il senatore di Leu Laforgia. "La regolarizzazione e' norma di giustizia", gli fa eco il capogruppo alla Camera Fornaro. "Siamo pronti a raccogliere migliaia di firme contro la maxi sanatoria", promette Matteo Salvini. "I populisti saltano addosso ai problemi e li cavalcano irresponsabilmente senza offrire soluzioni. I riformisti i problemi li affrontano e provano a metterci mano, con soluzioni realistiche e praticabili. La differenza tra noi e loro sta tutta qui", reagisce la ministra dell'Agricoltura Bellanova.