“Gli italiani hanno saputo superare la prova ben più impegnativa delle chiusure attuate nella prima fase che si è conclusa il 3 maggio”. In un’intervista a Il Messaggero la ministra degli Interni Luciana Lamorgese afferma che i dati dei controlli dichiarano che la percentuale dei cittadini sanzionati “è stata solo del 3% su un totale di circa 13 milioni di persone” identificate in più di un mese. In ogni, chiosa, “non abbassiamo la guardia” perché su scala nazionale “dobbiamo continuare a porre la massima attenzione ai mezzi pubblici, ai quartieri della movida giovanile e agli esercizi commerciali che vendono cibi e bevande da asporto”. Ma lei crede che “ognuno di noi sia la migliore sentinella di se stesso” ma invita tutti a “continuare ad adottare seriamente le precauzioni” anche “per convincere i più giovani a non mollare”.
E se sui migranti salvati in mare dalle Ong “il governo nella sua collegialità ha deciso che debbano essere sottoposti a un periodo di quarantena non sulla terraferma ma a bordo di navi appositamente noleggiate”, sulla questione dei migranti irregolari e i permessi di soggiorno temporanei, Lamorgese dichiara che “i vantaggi dell’emersione dal lavoro nero, sia per gli italiani che per gli stranieri, sono evidenti” a tutti perché “l’operazione genera un gettito per le casse dell’Inps” e “rende visibili tanti migranti che oggi sono dei fantasmi impiegati nei campi come braccianti e nelle case come colf e badanti”.
Ultimo tema toccato dal ministro dell’Interno, quello dei boss scarcerati, dicendo che come Viminale “dal momento in cui è stato messo in grado di operare, ho impartito precise indicazioni ai prefetti per acquisire ogni informazione necessaria sui singoli detenuti agli arresti domiciliari” e che sono stati sottoposti “subito ai controlli delle forze di polizia”.