"O ci siamo noi a dare delle risposte, oppure questo territorio diventerà preda di chi le risposte purtroppo le dà, e le dà velocemente, e si chiama criminalità organizzata". Jole Santelli respinge così le accuse di essere "l'ariete" dei governatori del centrodestra, dopo essere stata la prima presidente di Regione a forzare il sistema delle restrizioni voluto dal governo nazionale per l'emergenza Covid-19, aprendo con un proprio provvedimento bar, ristoranti, pizzerie, agriturismo, ma con i tavolini all'aperto, e anche attività sportive fuori dal proprio comune e commercio ambulante. La rovente polemica, finita subito su tutti i tavoli della politica nazionale, è esplosa nella tarda serata di ieri, quando Santelli ha ufficializzato la propria ordinanza.
Dalla maggioranza di governo si è alzata la critica per la "corsa in avanti" decisa dalla presidente della Regione Calabria, mentre la coalizione di centrodestra che sostiene Santelli alla Regione ha fatto subito quadrato. In mezzo lo stupore di tanti sindaci ed esercenti. Gli amministratori locali, dopo un normale sbandamento, hanno scelto in gran parte la linea della sospensione. Molti sindaci calabresi hanno adottato un'ordinanza di sospensione del provvedimento regionale, con un rinvio fino al 4 maggio.
Divisi i sindaci dei capoluoghi
Pochi si sono schierati dalla parte della Santelli, tra questi Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, e Maria Limardo, prima cittadina di Vibo Valentia. Entrambi convinti che la riapertura possa essere una scelta equilibrata visto l'andamento del virus in regione. Opposta la scelta di un altro sindaco di centrodestra, Sergio Abramo, alla guida della città di Catanzaro. Proprio Catanzaro è stata la realtà dove l'approccio alla nuova ordinanza è stato più complesso. Stamani, infatti, molti locali pubblici hanno aperto le porte dopo una lunga chiusura.
Una scelta stoppata, però, in tarda mattina, quando il primo cittadino ha sposato la tesi dei suoi colleghi ed ha deciso di rinviare l'entrata in vigore del provvedimento firmato da Santelli.
Anche l'Anci è scesa in campo con il vice presidente vicario, Francesco Candia, che ha chiesto una maggiore collaborazione. Tesi condivisa anche dal Sindacato dei Medici Italiani, che ha invitato a revocare l'ordinanza per evitare di vanificare gli sforzi compiuti sino ad oggi.
Per quanto riguarda gli esercenti, i sentimenti predominanti sono stati quelli della confusione e dello sconcerto. La riapertura ordinata in piena notte non ha consentito margini di organizzazione. Pochi i locali che stamattina hanno potuto prendere al volo la possibilità di riaprire, consapevoli anche della necessità di rispettare le varie prescrizioni imposte dall'ordinanza regionale. In tanti hanno chiesto di affrontare il tema di una riapertura, comunque delicato, attraverso un coinvolgimento diretto e regole certe, senza compromettere la salute dei cittadini e degli stessi operatori.
Tra i titolari delle attività c'è stato anche chi ha, invece, espresso un plauso nei confronti della presidente. Qualunque sia la lettura, d'altronde, la scelta della governatrice ha scardinato gli equilibri e ha aperto un nuovo fronte su cui dovranno confrontarsi tutte le istituzioni preposte.