Il primo a suonare la carica è stato Matteo Renzi: "Ora basta, non possiamo calpestare i diritti costituzionali con un dpcm. Trasformiamo il testo in un decreto e portiamolo in Parlamento". Una posizione ribadita e appesantita in serata: "Un presidente del Consiglio non può con un proprio decreto cambiare la Costituzione".
Ma le critiche allo strumento che il governo Conte intende utilizzare per regolamentare la Fase 2 giungono da più parti, politiche e non solo. Innanzitutto sono bipartisan: vanno da alcuni esponenti di Leu e + Europa a Forza Italia, per essere abbracciate in pieno da Fratelli d'Italia che, guidato da Giorgia Meloni, scende in piazza per la prima manifestazione all'israeliana (cioè a disciplinata distanza l'uno dal'altro).
Con tanto di mascherine tricolori e cartelli, Giorgia Meloni ha manifestato in piazza Colonna, davanti a palazzo Chigi per lamentare che "il Parlamento non decide niente, ci sono quattro persone che si chiudono dentro una stanza e decidono del futuro di milioni di persone. Noi la fase 2 la vogliamo discutere e votare in Parlamento e non resteremo a guardare".
Ma i dubbi di molti si stanno anche trasformando in emendamenti al dl Covid, che cercheranno di fermare il ricorso al dpcm. Ma le critiche all'uso del decreto di palazzo Chigi, piuttosto che del decreto legge, sono giunte anche da molti costituzionalisti. Sabino Cassese è tranchant: "Non arriverei a dire che il governo calpesta la Costituzione, ma sicuramente l'ha un po' dimenticata e messa da parte sin dall'inizio. L'ha un po' stropicciata".
Francesco Clementi poi fa notare che "a oltre due mesi della dichiarazione di emergenza da parte del governo forse la scelta di un ulteriore dpcm, sanato da un dl, forse rischia di essere un modo inelegante per procedere, difficilmente da intendere se si invoca il principio di leale collaborazione. è un peccato non percorrere la strada del decreto legge".
Senza alcun riferimento a questo o quello strumento legislativo, anche Elisabetta Casellati ha lamentato l'atteggiamento dell'esecutivo: "Ricevo tutti i giorni moltissimi messaggi da cittadini che non mi chiedono aiuti ma chiedono di tornare a lavorare e io ho una difficoltà - ha detto il presidente del Senato -, perché il Parlamento, che è il cuore della democrazia, è la voce dei cittadini, è escluso dalle scelte future. Ma il Parlamento è il primo interlocutore del governo, è lì che si realizza l'unità nazionale".
In mattinata la presidente della Consulta, Marta Cartabia, nella relazione sull'attività della Corte costituzionale nel 2019, aveva affermato che "la piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale, con l'attiva, leale collaborazione di tutte le Istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l'emergenza. La Costituzione, infatti, non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali, e ciò per una scelta consapevole, ma offre la bussola anche per navigare per l'alto mare aperto nei tempi di crisi, a cominciare proprio dalla leale collaborazione fra le istituzioni, che è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini".
Parole subito commentate da Forza Italia, da Fdi, da Iv, e usate per avvalorare le loro critiche al dpcm per la Fase 2. Tanto che in serata dalla Consulta è giunta una secca precisazione: "è fuorviante e non vera una lettura della relazione riferita a vicende politiche di questi giorni", si tratta di un testo preparato da giorni, molti contenuti del quale "fanno parte del pensiero accademico della presidente Cartabia illustrato in numerosi suoi scritti e anche in alcune interviste".
Ma non tutti condividono le critiche all'uso del dpcm. I suoi sostenitori fanno notare che la sua 'agilità', per cui può essere cambiato anche a distanza di 24 ore, lo rende uno strumento adatto ai repentini cambi di scenario dovuti all'epidemia. E il Pd con Nicola Zingaretti, non vede nessun vulnus alla Carta: "Tutte le sollecitazioni a un rigore da avere in materia costituzionale sono le benvenute ma non siamo in questo momento in presenza di alcuna violazione".
La sollecitazione che viene anche dalla maggioranza, semmai, è su alcune singole misure, mentre per quanto riguarda il dpcm, la richiesta è quella di avere un maggiore dialogo con il Parlamento, confrontandosi più spesso in un dibattito alle Camere e magari chiedendone il voto sulle linee generali.