Paolo Gentiloni in pressing sull'Unione Europea riguardo al Recovery Fund: "A mio avviso - ha detto il commissario italiano agli Affari economici - la dimensione ragionevole deve essere attorno ai 1.500 miliardi e il tempo deve essere ora".
Spiega Gentiloni parlando a 'Mezz'ora in piu'': "Quando dico estate so che l'estate finisce a meta' settembre: penso che luglio e' il periodo ragionevole in cui questo fondo deve partire. È importante correggere i rischi di squilibrio tra Paesi europei, deve partire presto".
Oltre che sulla dimensione e sulla tempistica, Gentiloni tiene a dare indicazioni anche sui contenuti del piano di ripresa europeo. Dice il commissario: "La presidente Ursula von der Leyen ha parlato di un mix fra prestiti da restituire e finanziamenti a fondo perduto. Ebbene, sui prestiti bisogna ragionare sull'entita' dei tassi di interesse e sulla lunghezza del debito. Sui finanziamenti a fondo perduto, e' nescessario che questi, all'interno del mix, abbiano una parte assolutamente sostanziale".
Gentiloni si è quindi soffermato sulle polemiche italiane relative all'utilizzo del Mes, dicendo che, "da parte di forze di opposizione antieuropeiste questo strumento è stato individuato come una specie di 'Spectre'", ma "queste linee di credito sono uno degli strumenti, non certo il principale, su cui stiamo lavorando: non ne farei una tragedia, l'Italia e' perfettamente libera se decidere di fare ricorso a questo strumento o non farlo".
Quanto al governo Conte, è stato chiesto a Gentiloni cosa ne pensasse dell'ipotesi di un esecutivo di unità nazionale. Dopo aver premesso che "non spetta al commissario Ue per gli Affari economici dare giudizi sul governo", Gentiloni si è detto comunque convinto che "abbia gestito bene questa fase".
E ha aggiunto: "Nella dopo pandemia bisogna avere attenzione a difendere i fondamentali del nostro sistema, nessuna limitazione delle liberta' civili e della dialettica". La paura deve essere "dei battibecchi e della perdita di coesione nazionale".
Tornando poi all'Europa, Gentiloni ha spiegato che quelle prese finora da Ue e Bce "sono decisioni storiche e sono espressione di una svolta. Non soltanto per quello che ne viene all'Italia ma perché esprimono la consapevolezza che servono degli strumenti comuni".
Durante "la crisi di 10 anni fa, se un Paese aveva bisogno si diceva chiedete aiuto a condizioni spesso draconiane, e vi sara' dato. Adesso tutti hanno bisogno. Draghi lo ha chiesto per due anni che ci fosse una politica economica associata ad una politica monetaria comune. Questa crisi ci ha fatto fare passi da gigante".