"L'app per il tracciamento dei contagi sarà solo volontaria e non ci saranno pregiudizi per chi non vorrà scaricarla". Lo ha detto in aula al Senato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, provando a chiarire alcuni dubbi sull'obbligo o meno dell'utilizzo di Immuni, l'applicazione scelta dal governo come misura di contenimento dei contagi da coronavirus: "Il tracciamento - ha spiegato - è necessario per evitare la diffusione del virus. Ma il suo utilizzo sarà su base volontaria e non ci aranno limitazioni per chi non la scarica".
In mattinata il commissario straordinario all'emergenza Domenico Arcuri aveva detto in conferenza stampa che senza tutte le misure per il tracciamento dei contagi, compresa la app, non sarebbe stato possibile allentare le misure di contenimento: "Stiamo attrezzando una batteria di strumenti per accompagnare questo possibile alleggerimento. Uno è il contact tracing. Alleggerire le misure di contenimento significa essere in condizione di mappare tempestivamente i contatti. L'alternativa è semplice: le misure non possono essere alleggerite e dovremo continuare a sopportare i sacrifici di queste settimane".
Intanto, da quanto si apprende, in giornata si è tenuto un incontro in videoconferenza tra maggioranza e opposizione proprio sul tema della app 'Immuni'. Il governo ha offerto le proprie garanzie sull'applicazione, e cioè che sarà sssolutamente volontaria, rispetterà la tutela della privacy e che entrerà in funzione solo dopo il via libera del Parlamento.
Durante l'incontro in tra il governo - presente tra gli altri la ministra dell'Innovazione tecnologica, Paola Pisano - con gli esponenti delle opposizioni, l'esecutivo avrebbe spiegato l'importanza nella fase 2 del ricorso all'app per tracciare i contagi. Tuttavia, durante la riunione non sarebbero stati sciolti alcuni interrogativi, primo fra tutti quello relativo al tipo di provvedimento e alla tempistica. Il governo, viene infine riferito, ha assicurato a maggioranza e opposizione di mantenere un costante confronto nei successivi passaggi, sempre relativi all'app 'Immuni'.
"L'importante è ripartire"
Pieno sostegno al presidente del Consiglio nella "difficile" trattativa in Europa sulle misure da mettere in campo per contrastare la crisi a seguito dell'emergenza coronavirus. Ma la maggioranza chiede al governo di compiere un passo in più, e al premier di predisporre linee chiare e omogenee su tutto il territorio nazionale per la Fase 2. Perché, come dice Maria Elena Boschi, ora "l'importante è ripartire". Una posizione che accomuna i giallorossi, che insistono sulla necessità di ripartire ma "con regole chiare e uguali per tutto il Paese".
Le opposizioni non cambiano registro: sul Mes Conte "fugge" dal voto perché avrebbe vinto il 'No' al Fondo salva Stati. E così facendo, il premier e il suo esecutivo "esautorano il Parlamento". Il 'copione' degli interventi in Aula della Camera, nel dibattito che segue l'informativa di Conte in vista del Consiglio Ue di giovedì, non cambia rispetto a quanto già andato in scena poche ore prima al Senato.
La tregua è finita
In entrambi gli emicicli si respira il clima della fine della non belligeranza, con attimi di tensione e parole - quelle degli esponenti del centrodestra - che lasciano poco spazio a quel dialogo che Conte continua a professare di voler mantenere aperto. Ed è sul capitolo Mes che gli animi si incendiano, con Giorgia Meloni che dice chiaramente: "Perché non sente il dovere di chiedere un mandato serio a questo parlamento? Forse a forza di frequentare i cinesi si è convinto di essere Xi Jinping... oggi non votiamo perché sarebbero emerse le contraddizioni interne alla maggioranza e probabilmente questo parlamento le avrebbe sì dato un mandato chiaro ma per il no al Mes e questo l'avrebbe resa più forte in Ue ma più debole in patria perché la sua maggioranza si sarebbe frantumata", ha attaccato la presidente di FdI, unica tra i leader ad intervenire oggi (non parla Salvini, non prende la parola Renzi) dopo l'informativa di Conte, al quale si rivolge dicendo: "Non ci faccia lezioni in televisione perché sì, lei preferisce lavorare con il favore delle tenebre", riferendosi alle parole del premier in conferenza stampa, quando criticò duramente proprio Meloni e Salvini.
"Avete esautorato il parlamento, rinviato le elezioni, ristrette le libertà ma sulla spartizione delle poltrone è tutto come prima, non c'è differenza", scandisce Meloni.
Centrodestra diviso sul Mes
Emergono, durante il dibattito, anche le differenze di linea evidenziate negli ultimi giorni all'interno del centrodestra: se Lega e FdI attaccano a testa bassa, senza concedere nulla al governo, 'reo' di non aver condiviso nulla con le forze di minoranza, Forza Italia, pur criticando le misure messe in campo e la mancanza di una vera collaborazione, ribadisce il sì al Mes per la sanità senza condizioni e garantisce una opposizione costruttiva ma senza "fare da stampella" all'esecutivo, sottolinea la capogruppo Mariastella Gelmini.
Anche per il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, Conte ha "ha esautorato il parlamento" e "fugge dal voto sul Mes". "Ha utilizzato la tv di Stato per avvelenare di più il clima", è poi l'accusa rivolta al premier, "Lei presidente ha svilito l'Italia, che è una Repubblica democratica, non siamo la repubblica delle banane dove il dittatore va a fare i discorsi in televisione".
E proprio Molinari è protagonista di un duro botta e risposta con il presidente dei deputati Pd, Graziano Delrio. Il primo attacca: "Il governo ha agito senza mai consultarsi col Parlamento, i governatori del Nord chiedevano la quarantena per chi veniva dalla Cina ma il governo non ha voluto. Cosa devo rispondere alle famiglie delle vittime? Avete mandato a processo un ex ministro che nella cornice della legge provava a fermare l'immigrazione clandestina, ma io un'idea di chi dovrebbe rispondere delle migliaia di morti per il coronavirus ce l'ho, visto che qua nessuno è stato coinvolto".
Il secondo replica: "Mi sarei aspettato oggi in Aula parole diverse dalle opposizioni", arrivare a dire di voler "portare nelle aule dei tribunali i morti, non va bene, non mi aspettavo parole polemiche dagli amici del centrodestra, questo non è il momento". Sul Mes, però, spiccano anche le divisioni interne alla maggioranza, con il Pd e Italia viva che insistono sul sì a patto che non vi siano condizioni capestro, mentre M5s resta fermo sul "mai, mai, mai l'Italia ricorrerà al Mes finché i 5 stelle saranno al governo", scandisce il capogruppo Davide Crippa. Critico sul Mes anche Leu ("ricorda troppo il dramma greco"), con Federico Fornaro che chiede a Conte di andare in Europa e pretendere "più coraggio".