E' presto per fare previsioni sull'inizio della fase 2 dell'emergenza Coronavirus, quella che dovrebbe vedere la riapertura di alcune attività. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lo va ripetendo da giorni, rimettendosi ai dati forniti dalla comunità scientifica. Angelo Borrelli segue la stessa linea e, nel corso di una intervista, spiega: "Se si riaprirà il 16 maggio? Se l'andamento non cambia, potrebbe essere come potrebbe essere prima o dopo. Il Primo Maggio? Non penso che per quella data questa situazione sarà passata".
Le parole di Borrelli
Parole inattese da chi è chiamato a gestire la macchina organizzativa messa a disposizione del governo. Le polemiche esplodono immediatamente, dall'opposizione ci si chiede se spetti a Borrelli fare annunci di questo tipo e se tali annunci siano stati concordati con Palazzo Chigi. Ogni parola, in questo momento, pesa come un macigno e poco importa se Borrelli, nel corso della stessa intervista, precisa che tutto "dipende dai dati" e che se la curva epidemiologica sarà incoraggiante si potrebbe riprendere prima.
Scatta l'allarme nella maggioranza
Nei quartier generali dei partiti di maggioranza scatta l'allerta. "Informazioni del genere dovrebbero darle solo Conte e Speranza e, anche in quel caso, sarebbero da concordare con il comitato tecnico scientifico", viene sottolineato da fonti parlamentari. Si evita con cura di commentare 'in chiaro', ma il malumore per la nuova uscita di Borrelli è palpabile. Perchè si tratta del secondo "incidente" in cui è incorso il numero uno della Protezione Civile: il 23 marzo una intervista a Repubblica fece andare su tutte le furie le forze di maggioranza a cominciare dal Pd. I dem, con il responsabile dell'organizzazione Stefano Vaccari, attaccarono duramente: "In emergenza, chi è a capo della catena di comando deve fare e parlare il meno possibile".
La marcia indietro del Commissario
Riserve che emergono anche in questa occasione tanto che, qualche ora dopo la sua intervista, il capo della protezione civile torna sull'argomento: "Il presidente Conte ha parlato chiaro, al momento le misure dureranno fino al 13 aprile, solo successivamente il governo, sentito il Comitato tecnico scientifico, deciderà come procedere".
Se dalla maggioranza l'indicazione è di tenere un profilo basso sulla vicenda, nell'opposizione è Forza Italia a passare all'attacco chiedendo al governo di fare chiarezza: di "ennesimo infarto informativo" parla il portavoce dei gruppi di Forza Italia, Giorgio Mulé: "Dire senza mezzi termini, smentendo peraltro il presidente Conte, che il lockdown andrà avanti oltre il 1 maggio con possibile riapertura delle attività quotidiane dal 16 maggio è intollerabile per modi, toni e superficialità delle comunicazioni date".
Per Mara Carfagna ci si trova davanti a "un intollerabile balletto sulle riaperture" mentre la senatrice azzurra, Licia Ronzulli, invita il premier Giuseppe Conte e Borrelli a parlarsi. Giorgia Meloni sceglie invece un profilo istituzionale: "Chiedo al governo responsabilità, perché non si riesce da avere un'informazione chiara e sono troppe le voci a parlare. Proponemmo un Commissario unico perché ci sarebbe stata una sola persona a parlare. Qualcuno che non avesse il problema del consenso".
La posizione degli scienziati
Assieme ai partiti, anche gli scienziati intervengono nel dibattito su una possibile riprese delle attività. "Le date per la proroga piuttosto che l’allentamento delle misure di distanziamento sociale spettano solo e unicamente al decisore politico", dice il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli: "Quindi saranno loro a dare queste indicazioni, sicuramente anche dopo un confronto con noi, all’intero Paese. Questo va detto chiaramente".
E il presidente dell'istituto, Silvio Brusaferro, sottolinea: "noi facciamo parte del comitato tecnico scientifico, continuiamo a fornire informazioni e conoscenze scientifiche. Abbiamo lavorato con dei dati e trasferito raccomandazioni, dopo di che il governo ha deciso di adottare provvedimenti di lockdown a livello nazionale".