Enrico Letta vs. Angela Merkel. “Quello che sta succedendo è tremendamente in linea con la crisi del 2008. Siamo di nuovo lì, al tabù tedesco del deficit, dell’inflazione e della mutualizzazione del debito. Al 'Whatever it takes' di Draghi e alla nascita del Fondo salva-Stati, Angela Merkel ci arrivò con quattro anni di ritardo, un tempo letale. L’ho sempre molto stimata” ma “mi preoccupa questa drammatica carenza di leadership”.
È quanto afferma Enrico Letta, ex deputato Ue e alla Camera, ex ministro dell’Industria, del Commercio con l’estero e delle Politiche comunitarie, premier dall’aprile 2013 al febbraio 2014, e oggi direttore della Scuola di Affari internazionali dell’Università Sciences Po di Parigi, in un’intervista al Corriere della Sera.
Con uno sguardo all’Europa, Letta sostiene che “i Paesi che frenano sugli aiuti, come Olanda, Germania e Svezia, sono quelli ancora aperti perché non hanno visto i cortei di bare, è triste dirlo” osserva. Poi aggiunge: “Ma ora i nuovi epicentri sono Londra e New York, che non sono né meridionali, né spendaccioni, quindi il dito puntato su Italia e Spagna non ha più senso. I governi del Nord Europa devono imparare la lezione e muoversi per tempo, senza aspettare”.
Quanto al rischio che l’Europa possa soccombere, Letta dice che “lo ha detto nel suo appello Jacques Delors” e “se è tornato a parlare ora, è perché il pericolo mortale esiste”. Quindi “il no olandese e tedesco sono dei no alla Salvini – analizza Letta –, la cui filosofia ha fatto all’Europa un danno culturale”.
“Se al governo di Berlino ci fosse lui, manderebbe al diavolo gli italiani chiamandoli terroni” ma “se tu imposti la battaglia politica nella logica mortifera del prima gli italiani, che solidarietà puoi chiedere?” si chiede l’ex premier nell’avanzare una sua proposta alla Ue che consiste nel mettere in campo una soluzione che “dia vantaggi a tutti e sia finanziata da tutti, per arrivare a un grande scudo europeo che protegga imprese, lavoratori, famiglie”, come per altro ha affermato il presidente dell’Aula di Bruxelles, David Sassoli, proprio qualche giorno fa in. Un colloquio con il quotidiano di via Solferino.
Secondo Letta, poi, “la propaganda politica ha trasformato in zombie i due principali strumenti esistenti” come il Mes e gli eurobond, per aggiungere: “Io sono favorevole agli eurobond, che i nordici non vogliono perché pensano di dover pagare il nostro debito. Ma si possono fare senza trasferimento di soldi da loro a noi. Dobbiamo, insieme, costruire uno strumento europeo per battere la crisi”.
Quanto al Mes, invece, “da noi è diventato tabù per colpa di Salvini, Meloni e dei 5 Stelle, alla ricerca di un nemico fantomatico”, sostiene Letta, ma “nessuno – dice – vuole il Mes come per la Grecia, quella è una storia finita, piena di ombre” mentre il Mes “ha in cassa 410 miliardi e le regole di ingaggio si possono cambiare. Non poterlo nemmeno citare, a causa di una propaganda schizofrenica che ha avvelenato i pozzi, è un assurdo tabù nominalistico”.
Per l’ex presidente del Consiglio invece l’idea è quella di avviare “un grande Corona deal europeo, sul modello del Green new deal, per rilanciare l’economia e garantire la resilienza di questa fase che sarà lunga”. Un’operazione gestita “da tutti i Paesi” e finanziata “con tutte le risorse disponibili, tra cui una emissione di bond dalla Bei, usando i soldi del Mes senza condizionalità”.
“Se costruisci uno scudo Ue da centinaia di miliardi di euro – prosegue Letta – scateni una potenza di fuoco, esci dalle logiche della Troika ed eviti di aprire la discussione della mutualizzazione del debito”. Possibili rischi all’orizzonte? “Con queste regole il rischio non esiste. E poi ci sarebbe Gentiloni in cabina di regia” assicura l’ex premier.