C'è il passo in avanti di Goffredo Bettini, fra i dirigenti dem più ascoltati da Nicola Zingaretti, che chiede "un tavolo di lavoro permanente che contribuisca a dirigere le operazioni da compiere, la cui responsabilità resta a capo degli organismi istituzionali preposti".
C'è il duro attacco di Stefano Vaccari contro Borrelli colpevole, a detta del responsabile dell'organizzazione del Pd, di parlare troppo mentre "in emergenza chi è a capo della catena di comando deve fare e parlare il meno possibile". E, ancora: l'iniziativa dei capigruppo di maggioranza al Senato che decidono di riunirsi tutti insieme.
È presto per parlare di una manovra coordinata per togliere la guida della catena di comando ad Angelo Borrelli, ma che nel Partito democratico stiano emergendo sempre più malumori per le scelte del commissario straordinario all'emergenza coronavirus è ormai evidente.
Fonti parlamentari dem non smentiscono le riserve sempre più numerose e trasversali su Borrelli e, in parte, anche sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Le critiche a Conte
A quest'ultimo vengono rimproverate, ancora una volta, scelte di comunicazione non felicissime, come quella di tenere il "discorso alla nazione" in diretta Facebook e a tarda serata.
Il presidente del Consiglio, tuttavia, non è però in discussione: anche i più critici nel Pd sanno che, a emergenza i corso, sarebbe politicamente suicida mettere in discussione il premier.
La difesa di Zingaretti e Franceschini
Anche per questo, viene sottolineato, nelle ore successive all'intervento di Conte su Faceboook e con le polemiche che imperversavano, due pesi massimi del partito come Dario Franceschini e Nicola Zingaretti sono intervenuti in sua difesa. Altrettanto convinta non è stata la difesa di Borrelli.
Lo stesso Bettini, nel post in cui lancia l'idea di una cabina di regia allargata alle forze di opposizione, sottolinea che da tutta questa vicenda, "Conte ne esce molto bene", come "un leader civile, di sostanza, democratico, sinceramente dedito al suo incarico, franco e leale".
E così l'intero governo, "in particolare Gualtieri che è intervenuto in modo rassicurante e fermo". E il ministro della Salute, Roberto Speranza: "Si è comportato in modo esemplare, lavorando strenuamente e efficacemente, fuori dai riflettori. Il Pd", poi, "ha dato una mano decisiva nel rispetto del suo ruolo e delle sue competenze".
Nemmeno una parola su Borrelli che, pure, è stato scelto come commissario straordinario dal Premier Conte. A pesare, viene riferito, sarebbero state le polemiche degli ultimi giorni, ma soprattutto l'intervista rilasciata oggi dal capo della Protezione Civile.
Le perplessità dei gruppi parlamentari
Una intervista intempestiva da parte di chi guida una macchina complessa come quella allestita alla Protezione Civile, viene spiegato, soprattutto se si "danno i numeri", cioè se alle cifre ufficiali se ne sostituiscono altre: non 63 mila contagiati in Italia, ma 600 mila. Un numero impressionante ma - viene osservato da una autorevole fonte del Pd - "difficilmente verificabile".
Ci sono, tra i parlamentari, perplessità complessive anche sul metodo di calcolo adottato da Borrelli per i dati che fornisce nelle consuete conferenze delle 18. Un metodo di calcolo "tanto strano da dover spiegare all'estero che si tratta di una metodologia adottata solo in Italia", viene sottolineato ancora.
L'attacco del responsabile dell'organizzazione dem
Ma l'attacco più duro nei confronti del commissario straordinario arriva dal Capo dell'Organizzazione del Pd, Stefano Vaccari: "In emergenza, chi è a capo della catena di comando deve fare e parlare il meno possibile.
E quando lo fa non agitare polemiche e gettare ombre su chi c'era prima di lui o fare il mestiere di altri. Si continui a lavorare sodo, tutti insieme, per combattere il coronavirus".
Riunioni congiunte maggioranza-opposizione
C'è infine l'iniziativa dei capigruppo di maggioranza al Senato che risponde, sulla carta, all'invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: il Senato è l "parte più fragile" del sistema, l'ala del Parlamento in cui le opposizioni godono di numeri maggiori e in cui è più alto il rischio di uno stop alla filiera dei decreti provenienti da Palazzo Chigi.
La scelta, dunque, è stata quella di coinvolgere le opposizioni almeno nella definizione dell'iter dei lavori visto anche il rilancio del ruolo del Parlamento a cui si sta assistendo. Tutto questo, in attesa che il presidente del Consiglio faccia sua la richiesta dell'opposizione di rendere permanente il tavolo con l'esecutivo a palazzo Chigi. Proposta che fa sua anche Bettini, il dirigente dem più ascoltato da Nicola Zingaretti.