La battaglia al Coronavirus vede il presidente del Consiglio impegnato su fronti sempre più numerosi. Quello sanitario, innanzi tutto, con la corsa contro il tempo per salvaguardare i posti in terapia intensiva; quello economico, con i mercati finanziari a picco, lo spread alle stelle e le fosche previsioni sulla crescita industriale. Ma assieme a questi c'è anche un fronte interno, quello che contrappone Giuseppe Conte all'opposizione e a parti della sua stessa maggioranza. Matteo Renzi esce infatti allo scoperto invocando la figura di un super commissario (l'idea è quella di ripescare dal mazzo la carta Guido Bertolaso) che sappia mettere mano alla catena di comando. Per il senatore di Rignano - che formalmente rinuncia a qualsiasi polemica - è evidente che la gestione di Conte sia viziata da qualche errore di troppo. Ma, ripete, "ci sarà modo di parlarne", in futuro.
Il No di Leu i dubbi del Pd
Per il No si schiera parte di Liberi e Uguali: la costola di Articolo 1, quella che fa riferimento anche al ministro della Salute Roberto Speranza, dice No all'idea di un "Mr Wolf" chiamato a risolvere i problemi. Nel Partito Democratico la linea seguita è quella del silenzio, ma tra i dem c'è chi si dice possibilista su questo punto. A generare perplessità è soprattutto il modo con cui il premier ha gestito i rapporti con le Regioni. E' anche per questo che il ministro Francesco Boccia, responsabile dei rapporti con il Parlamento, si è trasferito in pianta stabile alla Protezione Civile per presenziare alla quotidiana riunione in videoconferenza con i presidenti di Regione. Quella di un commissario straordinario, però, è una idea sostenuta anche dalle opposizioni.
Il faccia a faccia con le opposizioni
Oggi Conte ha ricevuto a Palazzo Chigi Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani per recepire le proposte per contenere l'impatto sanitario ed economico dell'epidemia. Nemmeno questo incontro, tuttavia, risulta immune da cortocircuiti comunicativi se è vero che Salvini, uscendo dal Palazzo, parla di un No secco di Conte alla proposta di inasprire ulteriormente le misure sanitarie mentre il premier ribatte di essere pronto, nel caso ce ne fosse bisogno, a rivedere in chiave più severa le norme emanate solo ieri. Il fronte più caldo risulta essere però quello europeo. E' lì che il governo dovrà dare battaglia per vedersi riconosciuto un margine di flessibilità tale da permettere al tessuto industriale, ma soprattutto a famiglie e lavoratori, di resistere all'impatto che il Coronavirus avrà sull'economia.
Il voto delle Camere e la partita con Bruxelles
Domani il Parlamento voterà la proposta di scostamento dai parametri europei sul deficit portata dal governo. Poi la partita si sposterà immediatamente a Bruxelles: il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, conta di riuscire ad assicurare circa 10 miliardi di euro da investire in aiuti alle imprese e in ammortizzatori sociali per i lavoratori. Per l'opposizione, con Salvini in testa, non basta nemmeno questo: "Ne servirebbero cento di miliardi", ribatte il leader della Lega. Dai vertici europei arrivano ampie rassicurazioni sul fatto che l'Unione sosterrà in ogni modo l'Italia e dal colloquio telefonico di oggi tra il presidente del Consiglio Conte e la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen è emersa "piena condivisione" sulla necessità di un "rafforzato coordinamento europeo e interventi di tipo economico e regolamentare da approfondire". Al di là delle formule di rito, tuttavia, Bruxelles non è in condizione di garantire, oggi, la portata degli aiuti all'Italia. L'epidemia, infatti, si sta allargando ad altri Paesi membri ed è difficile prevedere oggi quale sarà l'impatto del Coronavirus su Francia, Spagna o Germania.