Stop a paure irrazionali ma anche alle liti tra istituzioni e politici, ora servono senso di responsabilità e unità. Sergio Mattarella cerca di rimettere ordine dopo i giorni convulsi dell’ultima settimana, da quando cioè il coronavirus ha colpito l’Italia, causando una catena di morti, malattie, emergenze e polemiche.
Innanzitutto dunque, ringrazia chi “è in prima linea”. Facendo trapelare il suo disappunto per qualche parola di troppo sfuggita anche al governo nei giorni scorsi, il Capo dello Stato difende chi fronteggia in prima persona l'emergenza: tutti devono “sentire il dovere di rinnovare il ringraziamento a chi sta operando con fatica, con sacrificio, con abnegazione per contrastare il pericolo del coronavirus: i medici, gli infermieri, il personale della Protezione civile, i ricercatori, le donne e gli uomini delle Forze Armate e di quelle di polizia, tutti coloro che in qualche modo si trovano in prima linea”.
Ma dopo aver chiarito questo necessario preambolo, Mattarella ha chiesto che cessino i comportamenti irrazionali basati sul sentito dire e si seguano invece le indicazioni scientifiche: “la conoscenza aiuta la responsabilità e costituisce un forte antidoto a paure irrazionali e immotivate che inducono a comportamenti senza ragione e senza beneficio”. Del resto “abbiamo validissimi ricercatori in Italia, abbiamo grandi scienziati italiani": "la scienza è alleata della società e questa deve riferirvisi con senso di responsabilità”.
Il pensiero corre alle polemiche degli anni scorsi sull’utilità dei vaccini e il Presidente ripete che ci sono stati “comportamenti irrazionali, al propagarsi di teorie antiscientifiche - ad esempio sui vaccini - al diffondersi di ansie che si sono tramutate in comportamenti autolesionisti”. Un tema che in questi giorni non si è riproposto perché davanti al coronavirus “si apprezza meglio il valore della scienza, la dedizione delle donne e degli uomini che portano avanti nuove ricerche, l’impegno sul campo di chi ne applica i risultati. Avere fiducia nella scienza non vuol dire avere fiducia di qualcosa di astratto. Vuol dire avere fiducia in noi stessi, nella nostra comunità”.
Mentre a parole tutti, tra politici ed esponenti delle istituzioni nazionali e locali, chiedono un atteggiamento unitario e responsabile salvo poi attaccarsi l’un l’altro, Mattarella ammonisce: “l’unità di intenti, e i principi di solidarietà, sono un grande patrimonio per la società, particolarmente in momenti delicati per la collettività. Costituiscono, in questi momenti, anche un dovere. Quando si perde questa consapevolezza ci si indebolisce tutti”.
Insomma, più che parlare di un improbabile governo di solidarietà nazionale o invocare l’aiuto bipartisan, forse sarebbe meglio non litigare su ogni singola decisione, condividendo la responsabilità per il bene comune. Del resto, afferma il Capo dello Stato citando l’esempio di Telethon, “solidarietà, responsabilità, avanzamento sociale, progresso scientifico, sviluppo sono una catena fatta di anelli che dobbiamo collegare”.