I riflettori sono puntati al Senato dove i numeri sono ballerini e Italia viva anche nella giornata di martedì ha tenuto sotto scacco la maggioranza su un emendamento sul decreto legge intercettazioni: ore di dialogo e di mediazione, tra accuse e sospetti incrociati ("Non vorremmo che tornasse la moda delle leggi ad personam", ironizzava un pentastellato nel Transatlantico di palazzo Madama), e poi si è trovato l'accordo con la firma di tutti i capigruppo.
In ogni caso la navigazione del governo è destinata a rimanere burrascosa, proprio per la difficoltà di mettere insieme le diverse esigenze e perché Renzi è convinto che Conte abbia lavorato dietro le quinte per cercare responsabili e sostituire Italia viva. "Noi - ragiona Renzi con i suoi - siamo decisivi. Il tentativo di buttarci fuori è fallito. Anzi cresciamo".
Nella serata di mercoledì l'ex premier sarà a 'Porta a porta' e illustrerà la sua strategia. E dal salotto di Vespa potrebbe arrivare - secondo quanto si apprende - una sorta di 'sfiducia' politica nei confronti del presidente del Consiglio. Il Paese è fermo, questo governo o cambia passo o muore, continua a ripetere il leader di Italia viva ai suoi interlocutori che anche oggi non ha escluso la possibilità di andare all'opposizione.
La vera e propria mozione di sfiducia, quella nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è nel cassetto, in attesa di capire cosa si farà sulla riforma della prescrizione. Il premier Conte non intende lasciare spazio a polemiche. Ha così presieduto il tavolo sull'autonomia e poi quello sulla giustizia. "Tutte le forze hanno condiviso l'obiettivo di imprimere la massima accelerazione all'agenda di governo", il suo 'refrain', "c'è un Paese che aspetta risposte, questi tavoli sono lo strumento per individuare e definire le nostre priorità di governo e le misure da realizzare a partire già da quest'anno''.
La notizia è che Italia viva cresce. Alla Camera arriva da Leu la deputata Rostan e a palazzo Madama dal Pd il senatore Cerno. Altre manovre in corso sempre al Senato. Gli ex M5s approdati nel Misto hanno dato vita ad una componente. Si chiama Di.co, ovvero 'Diritto di costituzione': ne fanno parte De Falco, De Bonis, Nugnes, Fattori, Di Marzio e Martelli. Hanno chiesto spazi per rappresentare il no al taglio dei parlamentari al referendum del 29 marzo.
Dall'altra parte ex di Forza Italia, esponenti Udc e totiani stanno cercando di formare un altro gruppo per un centrodestra "moderato e responsabile" ma non con l'obiettivo di sostituire i renziani. Al momento l'ex presidente del Consiglio punta a trattare sui temi, a spronare il governo ad agire e a tenere in debita considerazione le proposte di Italia viva.
Ma dopo il 29 marzo - quando dovrebbe arrivare il via libera al taglio - allora arriverà anche la certezza che non si andrà a votare. "E a quel punto - dice uno dei cosiddetti responsabili - potrebbero cambiare le carte in tavola e magari anche le legge elettorale". Intanto il Pd resta distante dalle logiche renziane. Punta a sostenere Conte e se il premier ritiene che sia possibile andare avanti con Renzi lo seguirà. Così come farà qualora il premier decidesse di farne a meno. E si torna sui numeri al Senato.