La tregua nel governo e nella maggioranza è durata ventiquattro ore. I toni sono destinati ad alzarsi di nuovo perché Renzi non arretra e sembra, anche agli occhi degli altri partiti della maggioranza, puntare sempre più allo strappo. E perché Giuseppe Conte, riferiscono fonti parlamentari della maggioranza, ha fatto sapere di non voler più tollerare gli attacchi del leader di Italia viva.
Conte questa mattina è salito al Colle per un incontro a quattr'occhi con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in cui ha illustrato la situazione politica, dopo la breve telefonata di giovedì. Nella sede del governo da giorni c’è la convinzione che Renzi punti a logorare il premier, che stia lavorando per sostituirlo e il presidente del Consiglio ha alzato il livello d’allarme. Da una parte ha intenzione di andare avanti con il programma, di puntare dritto all’agenda del 2023. E vorrebbe che Italia viva – come accaduto negli ultimi tavoli che si sono tenuti a palazzo Chigi – lavorasse di comune accordo con gli altri partiti della maggioranza.
Ma dall’altra è sempre più consapevole – racconta un ministro del governo – che è difficile andare avanti con chi alza l’asticella ogni giorno e cerca solo visibilità. Ecco il motivo per cui il premier è pronto – riferisce la stessa fonte - a rispondere ad ogni 'esternazione' di Renzi e a rivolgersi anche agli italiani per illustrare ai cittadini la situazione che si è creata.
Nessun "Conte ter" in vista
Il premier anche negli ultimi giorni ha aperto le porte a Iv, ha spiegato di non voler lavorare ad un Conte ter o ad un cambio della maggioranza. Ma gli ambasciatori al Senato sono al lavoro per capire come allargare i numeri e affrontare le prossime sfide che ci saranno nell’Aula di palazzo Madama.
In realtà i cosiddetti ‘responsabili’ non hanno intenzione di sostituirsi ai voti renziani. Si paleseranno magari quando sarà il momento utile per un soccorso ‘mirato’, ma la costituzione di un gruppo che possa ‘salvare’ l’esecutivo rosso-giallo non è all’ordine del giorno. C’è chi sta lavorando ad una nuova formazione per portarsi gli ex di FI ma non sono previste – spiega un senatore che sta lavorando al piano - ‘manovre strane’, anche perché l’obiettivo naturale è quello più che altro di continuare la legislatura e di sperare magari nel ritorno al proporzionale.
L'incontro tra Conte e il Capo dello Stato è servito al presidente del Consiglio a capire come muoversi. Mattarella ha ascoltato le parole di Conte, ma da giorni il presidente ha rispolverato l'abito notarile che aveva indossato già questa estate.
Al Quirinale si scorrono i dati macroeconomici, si valuta la situazione generale dell'Italia e la principale preoccupazione, espressa già più volte, è che il Paese sia governato con l'obiettivo di risolvere i problemi dei cittadini, avendo uno sguardo lungo.
Niente urne prima del referendum
Nel merito della crisi che serpeggia più o meno sottotraccia in queste settimane, è scontato il fatto che votare prima del referendum sarebbe una forzatura politica e istituzionale che difficilmente verrebbe avallata dal Colle, il Presidente non entra.
Se ci sarà una crisi di governo Mattarella aprirà lo studio alla Vetrata per le consultazioni e sentirà quel che, in privato, intendono fare i partiti e in base a quello si muoverà. Certo, se si dovesse scavallare il referendum non si potrebbe votare prima di fine agosto-primi di settembre, e sarebbe dunque necessario un governo che traghetti il Paese alle urne. Che poi questo sia un Conte dimissionario o di minoranza, un Conte III o un governo istituzionale saranno i partiti, durante le consultazioni, a deciderlo.