“È necessario uscire dall’ipocrisia che caratterizza da tempo il dibattito sulla difesa, andando verso una condivisione chiara, precisa e veritiera. Perché nella difesa si gioca un pezzo importante della nostra sovranità nazionale” e “che ci piaccia o no, la capacità di rappresentare il nostro Paese parte anche da qui”. Per questo “sono convinto che non ci sia una soluzione militare in Libia, ma è anche vero che non c’è soluzione politica che prescinda da un supporto militare, teso al rispetto del cessate il fuoco e all’implementazione dell’embargo di armi”.
Lo afferma in un intervento di proprio pugno sul Corriere della Sera il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che affronta anche il ruolo e il posizionamento dell’Italia “che ormai da più di due decenni si colloca tra i primi fornitori di sicurezza nelle aree di crisi, dove sono in gioco i nostri interessi”, in particolare alla presenza nella più ampia regione mediorientale e nordafricana, ovvero in quel «Mediterraneo allargato» che rappresenta la sponda sud dell’Europa.
“Pertanto, prosegue il ministro Guerini, “è evidente che la Nato resta la pietra angolare della nostra architettura di difesa e sicurezza. Non a caso l’Italia è il secondo contributore in termini di personale impiegato nelle missioni. Ma allo stesso tempo sono pienamente convinto che un’Europa consapevole delle proprie responsabilità non possa che valorizzare la Nato stessa” e in quest’ambito “: è necessario rafforzare la politica di sicurezza e difesa comune per garantire la cosiddetta ‘autonomia strategica’ all’Europa”.
Guerini si sofferma anche su Afghanistan, Iraq, Libano e Kosovo dove “il nostro lavoro non è certamente finito”, scrive, e dove “dobbiamo continuare ad essere presenti, per non disperdere i risultati fin qui conseguiti,” e non solo “perché ce lo chiede la comunità internazionale, ma anche perché in questa macro-regione si giocano molti dei nostri interessi nazionali e si colloca la difesa avanzata, funzionale alla nostra sicurezza interna” scrive il titolare del dicastero della Difesa. Cosicché “l’autonomia strategica” di cui parla il ministro ,“non va intesa come un’autonomia «da qualcosa» ma come la capacità di intraprendere azioni che scaturiscano da una unitarietà di intenti degli attori europei, nell’ambito delle responsabilità condivise di sicurezza con gli Stati Uniti”.
Si tratta pertanto di una “difesa europea” che Guerini non considera solo come risposta a un’esigenza operativa, “quanto come un tassello fondamentale per la costruzione di un’Europa finalmente politica, indispensabile per poter competere sulla scena mondiale, caratterizzata da attori economicamente e demograficamente più forti di noi, ogni volta che scegliamo di fare da soli”. “Sta a noi decidere, dove vogliamo collocare il Paese in termini di ambizione – conclude il ministro della Difesa Guerini – come intendiamo tutelare i nostri interessi nazionali e, a partire da questo, approntare lo strumento militar e funzionale agli obiettivi che ci prefiggiamo, ammodernandolo e adeguandolo alle nuove esigenze”.