“Mi disturba il comportamento pilatesco di chi adesso vuole scaricare solo su Salvini una responsabilità politica che è anche di altri membri del governo”. Lo afferma l’ex Pm di Mani pulite Antonio Di Pietro in un colloquio con Il Giornale. L’ex magistrato, che una volta dismessa la toga ha fondato il gruppo Italia dei Valori nel 1998, fa riferimento all’articolo 40, secondo comma, del codice penale, e dice che “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo” e in questo caso il premier Conte, il capo dell’esecutivo, era all’epoca del caso Gregoretti il pubblico ufficiale che avrebbe dovuto impedire il reato ministeriale, cioè il sequestro di persona, reato del quale è accusato Salvini.
Quindi, o Salvini ha tutelato l’interesse nazionale o si è mosso per un interesse personale e ha violato il codice. Delle due, l’una. Per Di Pietro, il Senato e Conte hanno optato per la seconda strada, ma allora, paradossalmente, la posizione del premier si aggrava. E pure lui rischia di scivolare dentro la querelle giudiziaria. “A questo punto - conferma Di Pietro conversando con il Giornale - non vedo come Conte non possa non essere indagato, dopo Salvini”.