Resta alta la tensione nel governo e nella maggioranza sul fronte giustizia. E già si profilano in Parlamento altri possibili 'casus belli' per i giallorossi, con il timore di possibili incidenti di percorso. Sminato, per ora, il terreno alla Camera, dove Italia viva subisce la prima sconfitta sulla prescrizione, incassando la bocciatura del lodo Annibali (49 i voti contrari, si fermano a 40 i favorevoli) e rendendo plastica la spaccatura nella maggioranza, con i renziani che votano assieme al centrodestra, i giallorossi temono ora ripercussioni sul disegno di legge (ddl) di riforma del processo penale, che andrà domani in Consiglio dei ministri (Cdm).
Troppo alto il rischio che i renziani possano mettersi di traverso, per tentare di stoppare il lodo Conte bis, frutto dell'intesa raggiunta tra Pd, M5s e Leu. tanto che sembra naufragare l'ipotesi di portare, sempre alla riunione del Cdm di domani, un ddl ad hoc sulla prescrizione. Meno traumatica (e anche dai tempi più lunghi) la strada della proposta di legge di iniziativa parlamentare: le modifiche saranno approvate entro l'estate, fissa il timing il dem Verini.
Tuttavia, anche il ddl sul processo penale potrebbe 'risentire' degli effetti del clima negativo che si respira nel governo: la riforma potrebbe subire lo stralcio delle norme sul Csm e sui magistrati in politica, dove in una delle bozze circolate si imprimeva un giro di vite. E resta sul tavolo, fanno sapere fonti renziane, anche l'ipotesi della mozione di sfiducia al Guardasigilli.
Contro il titolare di via Arenula i renziani ricorrono a parole durissime: "Bonafede ci ha stancato. la smetta di fare il capo ultrà", tuona il presidente dei senatori Davide Faraone. Matteo Renzi ostenta tranquillità, rinviando a palazzo Madama la partita finale: "Alla Camera hanno i numeri loro: 1-0 per i giustizialisti. Vediamo tra due mesi come finisce al Senato...", twitta l'ex premier.
Ma ancor prima di affrontare un eventuale testo parlamentare sul lodo Conte bis, sul quale resta la netta contrarietà di Italia viva, la maggioranza dovrà fronteggiare e disinnescare nuove insidie: la proposta di legge di Forza Italia a prima firma Costa, che mira ad abrogare la riforma Bonafede entrata in vigore lo scorso 1 gennaio.
Per evitare 'trabocchetti' o 'blitz' delle opposizioni e degli stessi renziani, Leu ha deciso di togliere dal tavolo il suo testo, precedentemente abbinato a quello 'azzurro'. Il 24 febbraio la proposta di legge Costa tornerà in Aula e Italia viva fa subito sapere che la linea non è cambiata: "Senza novità voteremo il testo" di Forza Italia, conferma Lucia Annibali.
Prossimo stress test, il decreto Intercettazioni
Altro 'stress test' per la maggioranza, dagli esiti imprevedibili visti i numeri sul filo al Senato, è il decreto Intercettazioni. Sempre Forza Italia ha presentato un emendamento per bocciare la Bonafede e ripristinare la precedente legge Orlando. E anche in questo caso i renziani potrebbero votare con il centrodestra: il banco di prova è atteso per domani. Insomma, nonostante la maggioranza - senza Iv - abbia retto l'onda d'urto del lodo Annibali alla Camera, le mine sul percorso non sono certo finite.
E a invelenire il clima arrivano anche gli attacchi degli haters sul web contro Annibali, difesa a spada tratta da tutte le forze politiche. Ma la solidarietà alla deputata renziana non contribuisce a far abbassare i toni. E lo scontro tra ex colleghi di partito non ha tregua: "È finita questa sceneggiata" sul lodo Annibali, sentenzia il Pd, "è tempo di voltare pagina".
Il voto di oggi "dimostra che il Pd è diventato grillino e giustizialista", replicano da Italia viva. Non si intravedono spiragli di sereno. E di fronte a voci su una possibile riapertura della trattativa, per evitare una rottura definitiva con i renziani, Bonafede taglia corto: "Non c'e' nessun'altra mediazione". Matteo Renzi, oggi al Senato per il voto sul 'caso Gregoretti' (qui Iv ha votato con il resto della maggioranza), si augura che non ci sia nessuna crisi, "spero proprio di no, anche perché il governo dovrebbe occuparsi dei problemi concreti degli italiani. Ma non diventiamo populisti perché così piace ai 5 stelle".
Quindi, l'ex premier lancia un nuovo affondo, destinatario il presidente del Consiglio: "Conte non commenti" sulla prescrizione, " Se ha delle idee, il presidente del Consiglio le metta sul tavolo e governi. Loro pensano che siamo tutti in vendita. Non è così, su certi principi non si tratta".