In un’intervista al Fatto Quotidiano, il filosofo Massimo Cacciari afferma che se il prossimo 26 gennaio alle elezioni regionali in Emilia-Romagna il Pd non dovesse farcela “non credo” che il governo reggerà. E aggiunge: “Il colpo a livello d’immagine sarebbe troppo forte”, però lui è sereno, perché – assicura – “non perderanno”.
Non perderanno perché Bonaccini si presenta forte di una buona esperienza di governo, ma anche perché “l’Emilia Romagna è conservatrice, perché dall’altra parte c’è l’impresentabile e perché sono nate le sardine”. Tuttavia, Cacciari non è però sicuro che l’alleanza giallorossa possa reggere più di tanto ancora, in quanto “il governo è così fragile che può cadere su qualunque buccia di banana”.
Il ragionamento del professore di Estetica è chiaro: “Se 5 Stelle e Pd, a cavallo delle ultime elezioni, avessero fatto uno sforzo per misurare divergenze e convergenze forse l’attuale alleanza potrebbe dare più garanzie” ma la realtà è che “questo governo nasce dalla dannata paura dei 5 Stelle di andare alle elezioni e dalla vocazione ministeriale del gruppo dirigente democratico, perfettamente consapevole – Zingaretti in testa – di non saper più fare l’opposizione e nemmeno le campagne elettorali”.
Il punto, secondo il filosofo, è che nessuno in questi ultimi due anni si sarebbe aspettato “di vedere governi tra forze culturalmente del tutto divergenti”, come Lega e 5Stelle, “e forze che magari avevano possibili terreni di dialogo, ma mai coltivati, come Pd e 5 Stelle”.
Il fatto è che “c’è stato un salto nell’emergenza”, in quanto “siamo passati da un’emergenza, per così dire, fisiologica, ad un’emergenza patologica, con alcuni tratti di follia”. E a tale proposito, richiesto di un’opinione sulle dimissioni del ministro dell’Istruzione Fioramonti perché non gli sono state concesse le risorse economiche – 3 miliardi – da lui ritenute necessarie per la scuola, Cacciari risponde che “ma hanno fatto benissimo a non metterli!” quei soldi, perché - secondo il filosofo - “sono materie in cui competenza e strategia, se si vogliono utilizzare bene i fondi, sono indispensabili”.
Il punto, per Cacciari, è come sono organizzate le nostre istituzioni formative, “ormai ridotte peggio che nella vecchia Unione sovietica”, in cui “centralismo totale, incapacità di competizione tra atenei, tutto è omologato…”. Pertanto, sarebbe meglio che “prima pensino a come ristrutturare scuola e ricerca, dalle elementari ai dottorati, poi a mettere i soldi”.