Per il leader della Lega la decisione di non permettere lo sbarco dei migranti a bordo della nave 'Gregoretti' fu presa "collegialmente" nel governo. Per il capo politico del Movimento 5 stelle no: la vicenda - sostiene - è molto diversa da quella della 'Diciotti' e deve essere inquadrata come "propaganda" dell'ex ministro dell'Interno che "adesso mi sembra un po' impaurito".
Deciderà - in prima istanza - il Senato, che oggi ha iniziato ad esaminare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini presentata dal Tribunale dei ministri di Catania. L'accusa per il senatore è pesantissima ed è sintetizzata in poche righe nell'atto depositato a Palazzo Madama: "Sequestro di persona, aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale, dall'abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per avere commesso il fatto anche in danno di soggetti minori di età".
Per i magistrati Salvini, ha "privato della libertà personale 131 migranti di varie nazionalità" rimasti a bordo della nave della Guardia Costiera "dalle ore 00,35 del 27 luglio 2019 sino al pomeriggio del successivo 31 luglio 2019", dopo essere stati soccorsi il 25 luglio al largo di Lampedusa. In particolare, sostengono ancora i magistrati, Salvini "bloccava la procedura di sbarco dei migranti, così determinando consapevolmente l'illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nave 'Gregoretti' ormeggiata al porto di Augusta". La decisione della Giunta per le immunità, che stamattina ha iniziato a occuparsi della questione, è attesa per il 20 gennaio.
Salvini avrà 15 giorni di tempo per decidere se farsi sentire dai componenti dell'organismo presieduto da Maurizio Gasparri o se presentare una memoria scritta, come fece un anno fa per la vicenda della nave 'Diciotti'. Poi la parola passerà al'Aula. Nel motivare la richiesta i magistrati ricordano che anche il decreto sicurezza bis impedisce al ministro dell'Interno di bloccare navi militari (come la 'Gregoretti') e che Palazzo Chigi, con una nota firmata dal Segretario generale della Presidenza del Consiglio, ha affermato che nel consiglio dei ministri del 31 luglio, l'unico tenuto in quei giorni, "la questione relativa alla vicenda della nave 'Gregoretti' non figura all'ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell'ambito delle questioni 'varie ed eventuali' nel citato Consiglio dei ministri né in altri successivi".
"Gli avvocati mi dicono che rischio fino a 15 anni"
Salvini ribadisce intanto la sua linea: "Ci sono i fatti, le carte, le mail che dimostrano che fu una decisione collegiale. I decreti sicurezza li abbiamo approvati insieme e i no agli sbarchi anche", afferma in tv. E a chi gli chiede se le decisioni furono prese con Luigi Di Maio e Giuseppe Conte conferma: "Assolutamente. Se poi qualcuno per amor di poltrona cambia idea...".
Dichiarazioni che replica anche sui social: "Se vogliono mandarmi a processo, andrò a processo. Mi crea imbarazzo sapendo quanto costano questi processi alla collettività. Gli avvocati mi dicono che dovrei preoccuparmi, rischio fino a 15 anni". L'ultima stoccata la riserva, senza citarli, agli ex alleati di governo: "C'e' una canzone di Mia Martini, 'piccolo uomo', e poi una di De Andrè, che parafrasando potrei citare con 'più dell'onor potè la poltrona...'".
La replica di Luigi Di Maio è secca: "Mi pare che Salvini abbia sempre detto di volersi fare processare, ma adesso fa la vittima al contrario. Penso che sia ben chiaro che la questione Gregoretti non è la questione Diciotti. La vicenda Diciotti fu una decisione di governo, quella Gregoretti fu propaganda del ministro Salvini che a un certo punto ha cominciato ad annunciare il blocco delle navi delle nostre forze militari, delle nostre forze di sicurezza. Quella non è una Ong ma una nave dei nostri corpi di sicurezza".
In difesa di Salvini fonti della Lega fanno trapelare che per risolvere la vicenda del luglio scorso ci furono numerose interlocuzioni tra Viminale, presidenza del Consiglio, ministero degli Affari Esteri e organismi comunitari e che il via libera allo sbarco fu annunciato dal ministro dell'Interno appena conclusi gli accordi per la redistribuzione degli immigrati in una struttura dei vescovi italiani e in cinque paesi europei. Accordi raggiunti grazie a una intensa attività diplomatica.
Con l'ex ministro, e contro Di Maio, si schiera infine Giorgia Meloni. Per la presidente di FdI è "scandaloso che si stia processando Salvini per aver impedito a persone irregolari di entrare" ed è "ancor più scandaloso Di Maio che vota a favore. Se Di Maio vota a favore oggi - sottolinea - vuol dire che ieri non era d'accordo con quello che faceva Salvini però pur di tenersi la sedia sotto al sedere è stato muto".