Sul fenomeno della “sardine”, che da qualche mese a questa parte anima le piazze richiamando alla partecipazione o alla testimonianza gruppi consistenti di giovani e non più tali, il professor Giuseppe De Rita , fondatore del Censis, ha le idee piuttosto chiare e in una conversazione con Il Foglio dice che nel corso del tempo nelle piazze “abbiamo avuto gli arancioni, abbiamo avuto gli indignados” ora si tratta di vedere e capire se “le sardine rappresentano un riproporsi di quel tipo di popolo sotto altra forma oppure se sono un meccanismo nuovo di presenza organizzata”.
Ma in linea di massima, propendendo per la prima ipotesi, De Rita osserva di non sapere “se questo potrà essere un fenomeno di ampio respiro” anche perché nelle piazze “manca lo slogan”, la parola d’ordine “che può unificare”. Ovvero, “il vaffa di Beppe Grillo”. Che ai tempi del primo grande evento a cinque stelle di Bologna “aveva intercettato un bisogno, azzeccato appunto la parola su cui poi una parte del paese ha vissuto per dieci anni”.
Insomma, per il fondatore del Censis il “no all’odio” non sembra sufficiente a scongiurare il rischio, per le sardine, “di diventare uno dei quadretti della galleria di ‘popoli’ che via via si sono avvicendati in piazza”. La predominanza decennale del “vaffa”, secondo De Rita, corrisponde come arco temporale agli anni in cui l’Italia ha vissuto il suo “periodo del rancore”.
E il rancore è, per De Rita, “è lutto per ciò che non è stato, ma non è odio”, nel senso che la diffusione del rancore “corrisponde al momento in cui in Italia si è fermato l’ascensore sociale” e in cui si è giunti “all’esasperazione emotiva e alla rottura delle relazioni”. Oggi, sottolinea De Rita, “soffriamo di questo: l’individuo vive le proprie ansie in solitudine e quelle ansie diventano rancori. E se rompi le relazioni, il tessuto sociale si impoverisce”. Insomma, dobbiamo riscoprire il gusto di dirci “buongiorno”, salutando tutti, anche gente ingrugnita.
Sui social ci insultiamo? Bene, dice De Rita, ma è pur vero che “abbiamo bisogno di relazioni proprio perché è stata esasperata la rottura delle stesse che veniva dal rancore”. Il lutto consumato “non è stato elaborato” e da lì “è disceso l’odio, la cattiveria verso chi resiste alla degenerazione del rancore e al suo farsi delegittimazione” spiega De Rita, che aggiunge: “Fa comodo dire: reagiamo all’odio. Ma la delegittimazione bisogna combatterla andando a fondo sulle sue cause, non come generico odio”. Tuttavia, dopo gli anni di solitudine del “vaffa”, “il livore sta passando di moda”, annota De Rita.
E il movimento delle sardine in questo contesto? “Suscita indiscutibilmente simpatia, ma non basta che una piazza cambi colore o simbolo – prima l’arancione, poi la sagoma di un pesce – per farsi davvero novità”, conclude il fondatore del Censis.