Un governo nato dal matrimonio tra il Pd, partito "delle tasse e dell'austerità", e un Movimento che ha "tradito" i suoi principi e ideali, guidati da un presidente del Consiglio che rappresenta la fotocopia "sbiadita" di Mario Monti.
Matteo Salvini non cambia strategia di attacco all'esecutivo di Giuseppe Conte, ma insiste, con l'obiettivo del logoramento, sulla via tracciata da quando è all'opposizione. Il segretario leghista - sono convinti i suoi - asseconda un processo di sgretolamento in atto nel Movimento di Luigi Di Maio. Il capo di via Bellerio è convinto che quanto successo oggi sia solo "l'inizio" di un percorso inarrestabile di logoramento dei partiti che compongono la maggioranza di governo e dello stesso esecutivo giallorosso.
Stasera i senatori M5s Ugo Grassi e Francesco Urraro hanno votato a favore della risoluzione del centrodestra sul Mes. "Mercato delle vacche", ha commentato Di Maio.
Io sul Mes "non ho cambiato idea", ha contrattaccato Salvini. Grassi è uscito dall'Aula 'scortato' dal 'decano" leghista Roberto Calderoli, e probabilmente ha già un piede dentro la Lega. Forse altri - si parla di due - lo seguiranno, anche se nella Lega non c'è alcuna conferma sulle voci di nuove adesioni che si rincorrono da un po' di tempo. In ogni modo, Salvini, che da qualche tempo evita attacchi diretti ai 5 stelle, si è detto pronto ad accogliere i fuoriusciti che si dimostrino "perbene e coerenti".
Ma per gli ex lumbard il tema non è il pallottoliere dell'Aula. I leghisti sono convinti che non siano i numeri il vero problema del governo, tanto sono certi che tra le file di Forza Italia vi sarebbe una pattuglia di responsabili pronta a intervenire e dare sostegno alla maggioranza. Per i leghisti quello di oggi è un 'avviso' politico. In via Bellerio non sono state gradite in alcun modo le indiscrezioni di stampa circolate nei giorni scorsi su "inesistenti incontri" tra Salvini e Renzi. E si punta il dito contro i democratici.
"Nel Pd si stanno pentendo dell'esperienza di governo. Nicola Zingaretti si è reso conto che non sta andando come immaginava e ora vuole staccare la spina, dando la colpa a un presunto e inesistente inciucio tra Renzi e Salvini", si ragiona. "Non vogliono assumersi la responsabilità di terminare questa esperienza deludente".
Anche per questo, Salvini continuerebbe a insistere sul mantra 'mai col Pd'. Perché non ha proprio gradito le voci di un suo incontro con l'ex premier e fondatore di Italia viva, a suo giudizio fatte trapelare dai dem. "Non abbiamo alcun interesse a trattate con Renzi, ci danneggia e basta", è il commento che circola in via Bellerio.