Si scrive prescrizione ma potrebbe finire per leggersi crisi di governo. Non foss'altro che, almeno al momento, è orma quasi stabile lo spostamento in 'zona rossa' della lancetta che misura le tensioni nella maggioranza. Quelle, insomma, a rischio di sfociare verso nuove elezioni.
La giornata riparte come era finita la precedente, con il tema della riforma della giustizia che provoca una raffica avvertimenti a viso aperto. E con i segnali che arrivano dall'Ue sull'altro fronte caldo, quello del Mes, che certo non aiutano a dissipare le nubi. Anzi.
Ecco Matteo Renzi, allora, guardare allo stato di salute generale della maggioranza per ammonire che "stare insieme non è un obbligo" e che di fronte a una "situazione molto seria, chi vuole rompere deve solo dirlo". Quella delle elezioni, dice il leader Iv, "non è un timore del Pd, ma una loro (folle) speranza". Ecco Luigi Di Maio che sta al tema della riforma della prescrizione senza ammettere deroghe e riaffacciando un sospetto nei confronti dell'altro azionista forte del governo: "Se il Pd poi vuole votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com'era ideata da Berlusconi sarà un Nazareno 2.0, ma non credo avverrà".
Non semplici schermaglie, ma Giuseppe Conte sparge olio sulle onde: "Ci sono posizioni politiche diverse, ma c'è un tavolo dove stiamo lavorando a una soluzione", taglia corto il presidente del Consiglio. Il fatto è che torna a farsi vivo anche Alessandro Di Battista, attualmente non eletto ma sempre più accreditato come reale 'dioscuro' del capo politico M5s. "Se il Pd, con Salvini, Meloni, Berlusconi e Renzi dovesse bloccarla, se ne assumerà le responsabilità", e' l'avvertimento che arriva appunto sul dossier prescrizione. "Non credo che questo accadrà anche perché se si andasse al voto anticipato molti renziani resterebbero a casa, dentro e fuori il Pd, senza immunità parlamentare, a rischio intercettazioni e, mai come oggi, questo non gli conviene", è l'ulteriore messaggio che arriva dall'ex deputato M5s.
Italia viva peraltro replica colpo su colpo: "Se il tema è prescrizione o morte, allora morte sia", manda a dire Davide Faraone. Di più, il capogruppo Iv al Senato anticipa che "se il governo continua a restare vago su questo punto noi voteremo sicuramente con FI contro il progetto della prescrizione killer".
Risponde frontalmente lo stesso Pd. "Di Maio forse non ha capito la gravità della situazione. Sulla prescrizione non faremo passi indietro. Consiglio al capo M5s di smetterla con le provocazioni", avverte il presidente dei senatori dem, Andrea Marcucci. Leu, con Federico Conte, della commissione Giustizia alla Camera, riconosce che "la riforma della prescrizione introdotta dal precedente governo va bilanciata" e che "la maggioranza deve trovare una soluzione" ma si schiera a favore di un eventuale slittamento rispetto al quel 1 gennaio che per M5s è scritto sulla pietra e ricorda che "su questi temi non si possono accettare ultimatum".
Più o meno, invece, quello che arriva da Bruxelles sul nodo Mes. "Non vedo necessità" di modificare l'accordo, chiarisce il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno. "Abbiamo raggiunto un accordo politico a giugno, il lavoro tecnico è stato fatto e oggi faremo il bilancio con la prospettiva di formare la modifica al trattato molto presto l'anno prossimo", aggiunge spiegando che la firma a inizio 2020 "non va interpretata come un rinvio", anche se l'Eurogruppo è disponibile ad "andare incontro a tutti i dibattiti che sono presenti nei nostri Paesi".
"Non vedo né un rischio di veto al Consiglio Ue né un rischio di spaccatura nella maggioranza. Ci sono procedure tempi e modi ai quali ci atterremo", rassicura Conte. "Ci siamo aggiornati con con il ministro Gualtieri, ci sarà un passaggio parlamentare e procederemo con una interlocuzione lineare con i partner. Vedremo i tempi e modi per procedere. C'è una logica di pacchetto e a quella ci atteniamo", conferma il presidente del Consiglio.