"Siamo contro i riformisti che si sono rammolliti" e "si aggregano ai populisti e ai sovranisti", "saremo il partito-scossa per un Paese che non cresce": è questo il manifesto del nuovo movimento Azione di Carlo Calenda, come ha spiegato lo stesso ex ministro in un'intervista al Messaggero in cui ha detto che "la ragione sociale" è una "democrazia liberal-progressista".
Calenda vede i "rammolliti" sia nel "Pd e Italia Viva, che si sono messi al seguito dei 5 stelle, sia in Forza Italia ormai al rimorchio di Salvini". Insomma, "la subalternità dei presunti riformisti è uno dei problemi che affossano il nostro Paese" pertanto "i sostenitori della democrazia liberale devono essere tosti e coraggiosi".
Dove si collocherà la nuova formazione, che Calenda dice non essere un partito personale ma "un movimento di mobilitazione"? Secondo il leader se "il centro non esiste nella topografia politica" così come "le categorie moderatismo e moderati" lo spazio di Azione va ricercato "in un'Italia che lavora, che fatica, che studia" e che "non ne può più degli scontri inconcludenti tra tifoserie e degli slogan vuoti di contenuto", un'Italia che è "stanca di scegliere il male minore", una logica questa "che ci sta portando nel baratro".
Calenda dice anche di non avere sondaggi alla mano che sostengano questa sua scelta ma di basarsi solo su "analisi preliminari che dicono che la maggior parte delle persone vota perché non vuole che arrivino quelli della parte opposta". Ovvero, sul fatto che "nessuno vota perché è convinto che i suoi problemi verranno risolti dalle persone che si è deciso di votare". Un partito o movimento di élite? Tutt'altro, ribatte Calenda, che si chiede: "Sono più élite io, che ho rinunciato a un lavoro meglio pagato presentandomi ogni mattina al mio tavolo di lavoro al ministero, oppure Di Maio e Salvini che fuori dalla politica non hanno mai combinato niente e al ministero non ci andavano?"
"I dem si stanno grillizzando"
Dunque l'obiettivo di Azione è "dare una scossa generale, di tipo costruttivo e non distruttivo". Primo obiettivo e anche "la prima emergenza" la Sanità, perché "stiamo perdendo il sistema sanitario nazionale", poi "scuola e sicurezza". "Lo Stato deve investire soldi su questo e non per nazionalizzare Ilva e Alitalia. Magari lasciando a metà il Mose", chiosa Calenda.
Infine sul Pd il leader di Azione sostiene che "come era evidente dall'inizio, si sarebbe grillizzato" e questo lo si vede sul caso Ilva, in cui il partito di Zingaretti si è messo "nelle mani di Boccia e di Emiliano, o sulla giustizia con il provvedimento sulla prescrizione". Quanto alle possibilità che si vada presto al voto, Calenda risponde solamente che "so che preferirei votare con un sistema maggioritario".