L'Emilia-Romagna si annuncia come il fronte piu' 'caldo' per Pd e M5s e per la sopravvivenza del governo Conte II. A 72 giorni dal voto regionale, Matteo Salvini ha aperto ufficialmente ieri la campagna elettorale della 'sua' Lucia Borgonzoni. Per il segretario leghista è la 'battaglia della vita' che, vinta, potrebbe provocare scossoni talmente forti da far cadere l'esecutivo giallorosso e riportare il Paese al voto e la Lega al governo dopo il passo indietro un po' pasticciato che da agosto la relega all'opposizione.
Ma è la partita della vita anche per il Pd di Nicola Zingaretti. Se i democratici dovessero perdere la roccaforte emiliana e il governatore uscente Stefano Bonaccini non fosse rieletto, difficilmente il segretario dem manterrebbe la guida del partito. In caso di disfatta in Emilia-Romagna, Zingaretti - dicono i suoi - farebbe probabilmente un passo indietro. Ed è così che i dem hanno intenzione di schierare tutti i loro carri armati a difesa del fortino emiliano-romagnolo in chiave anti-Salvini.
Per questo weekend il Pd ha organizzato una assemblea programmatica, a Bologna, dedicata agli "Anni 20 del 2000", cui prenderanno parte tutti i big di partito, anche quelli al governo. Una iniziativa a sostegno del governatore modenese che però sta facendo di tutto per dare un senso territoriale al voto, mentre Salvini tenta di cavalcare lo scontento sulla manovra e i provvedimenti del governo, trasformando la consultazione in un referendum sull'esecutivo Pd-5 stelle.
Le mosse dei pentastellati
Prima del week end dovrebbe arrivare anche un'altra decisione importante; quella del M5s. I pentastellati dovrebbero riunirsi oggi a Roma con Luigi Di Maio e prendere una decisione. La linea l'ha già tracciata il 'dominus' bolognese Max Bugani, che si è dichiarato per l'ipotesi di non presentare proprio la lista, una scelta di 'desistenza' che non gode il favore dei consiglieri regionali in carica. Questa strada avrebbe il vantaggio per Di Maio e per il Movimento, dato in calo nei sondaggi, di non dover 'digerire' un'altra probabile sconfitta alle regionali, come avvenuto in tutte le amministrative dell'ultimo anno e mezzo.
Bonaccini ha fatto un corteggiamento spietato al Movimento - che col suo 7-8 per cento stimato potrebbe risultare fondamentale - ma inutilmente , con Di Maio che, dopo la sconfitta in Umbria, ha decretato il 'niet' alla riproposizione a livello locale dell'alleanza Pd-M5s sperimentata sul nazionale. I consiglieri uscenti del M5s potrebbero quindi - è una delle ipotesi - confluire nella lista del presidente. Così come Italia viva di Matteo Renzi potrebbe presentare alcuni candidati nella stessa lista a sostegno di Bonaccini. Malgrado il deciso ottimismo che si respira tra i leghisti, convinti dalla "voglia di cambiamento" percepita nelle piazze, la partita è al momento ancora tutta aperta, con la maggior parte dei sondaggi che dipingono un sostanziale testa a testa tra i due contendenti.
Salvini, che ieri ha radunato circa 5000 persone, al PalaDozza, di certo non si risparmierà, con una campagna a tappeto, tra mercati, piazze, come fatto già in Umbria. L'impresa non eèsemplice ma comunque neanche nuova per la Lega, che, dal primo Comune toscano - Cascina, nel Pisano - conquistato nel giugno 2016, ha inanellato una lunga serie di successi in territori in cui l'elettorato tradizionalmente ha per molti anni preferito la sinistra, prima Pci, poi Pds e Pd: dai Comuni di Genova, Pisa, Terni, Ferrara, Forlì, all'ex Stalingrado d'Italia, Sesto San Giovanni, e la vicina Cinisello Balsamo, nel Milanese, fino alla Provincia di Trento, e le regioni Basilicata e Umbria.