“Io non scommetterei per un’alleanza con i Cinque Stelle. Sinceramente è davvero troppo presto per darla come acquisita, io per dire non ci scommetterei”. E così gli elettori contrari all’alleanza “dovranno aspettare” prima di decidere di non votare più Pd, se non soddisfatti. In un’intervista al Corriere della Sera il senatore Andrea Marcucci, imprenditore farmaceutico e attuale capogruppo del Pd a Palazzo Madama, fedelissimo di Renzi da sempre, ma che ha però scelto di non seguire l’ex premier in Italia viva, sembra rimettere in discussione o quantomeno mostrare una certa diffidenza sul rapporto tra il partito di Zingaretti e il Movimento guidato da Di Maio.
Marcucci si definisce e si colloca infatti “tra coloro che pensano che sia ancora molto difficile parlare di alleanza strategica con i Cinque Stelle” perché “bisogna prima vedere come funziona il rapporto al governo, quali sono i punti di intesa programmatici e solo dopo fare il punto sulle alleanze”. Cautela, pertanto, e avanzare con i piedi di piombo. Mentre cosa diversa sono le Regionali, perché in quel caso e su quel terreno “saranno i territori ad esprimere le loro preferenze”. In Umbria, s’è già deciso, insieme a Di Maio, in Toscana, in Campania e probabilmente anche in Emilia invece senza l’accordo con il M5s.
E Conte? Che farà Conte? Potrebbe anche candidarsi con il Pd? All’interrogativo Marcucci risponde che vale il ragionamento precedente, ovverosia che Conte se “si candiderà alle nostre primarie, convincerà i nostri elettori?”, si chiede dubbioso il capogruppo Pd al Senato. Tutto da vedere, insomma, e “ad ora, direi proprio di no”. Conte non è convincente e poco attraente per il popolo pd.
Quindi se con i 5 Stelle c’è incertezza e diffidenza, con Italia viva di Renzi invece sono scintille. Anche se sembra aprire uno spiraglio Marcucci: “Mi auguro che prevalgano rispetto e collaborazione”, in fondo “siamo al governo insieme, su molte cose la pensiamo allo stesso modo” perciò “farsi la guerra è inutile” e pertanto “è meglio studiare insieme una strategia contro la destra” tira le somme il senatore. Però la concorrenza di Renzi si fa sentire, così come il suo fiato sul collo del Pd, perché l’intento sembra essere un po’ quello di Macron che ha prosciugato i socialisti francesi.
Ma Marcucci non ci sta al paragone, “il Pd non è assolutamente ai livelli dei socialisti francesi ed abbiamo ancora un ruolo che può essere dirimente”. E poi il problema del Pd da qui in avanti “non può diventare il leader di Italia viva” in quanto “il Pd deve distinguersi per la sua capacità di parlare alla società italiana, per il suo riformismo, per la sua velocità, e non certo per alzare il livello delle polemiche contro la Boschi e la Bellanova”, chiosa polemico Marcucci.
E se andrà bene, “sia il Pd sia Italia viva, in ruoli e funzioni diverse, aiuteranno l’Italia a cambiare” si augura il senatore che su Quota 100, ad esempio, la pensa come Renzi: “Non mi piace, per accontentare un numero ristretto di persone penalizziamo i giovani” ma poi avverte che il provvedimento si esaurisce nel 2021 e che in ogni caso “non possiamo cambiare leggi ogni anno, modificando i piani di vita dei cittadini”. Cosa che vale anche per gli emendamenti alla manovra per la quale Marcucci si augura che “si cambi idea sul regime forfettario per le partite Iva” ma per quanto invece riguarda la possibilità di ricambiare sistema, così risponde: “Dopo così poco tempo, è davvero sbagliatissimo”.