Il partito 'delle tasse e delle tessere: dalla Leopolda parte il cannoneggiamento contro il Partito democratico, la casa madre che Matteo Renzi ha ripudiato e che oggi è dipinta come il partito dei vizi da Prima Repubblica. Ma dal Pd la risposta è secca, dura e materializza lo spettro del voto: se Renzi e il suo partito deve "distruggere per esistere, il viaggio del Titanic è appena cominciato".
Ad aprire il fuoco, politicamente parlando, è l'ex premier dal palco, infilando in mezzo al programma dei lavori della seconda giornata di lavori, quella dedicata alla presentazione del simbolo e all'apertura delle iscrizioni, un affondo: "Le iscrizioni a Italia Viva saranno solo online, mai più signori delle tessere, ciao ciao correnti".
Il Partito democratico non è citato, naturalmente, ma è a chiaro a tutti che il messaggio è diretto ai dem e la platea si scalda, contagiata dal fervore iconoclasta del fondatore. "Italia Viva sarà il primo partito de-correntizzato", tuona Renzi con un riferimento che sembra diretto a chi, prima della scissione, parlava della necessità di un Pd "de-renzizzato".
Braccio di ferro sulla manovra
Ma l'attacco più duro arriva dalla capogruppo di Italia Viva alla Camera, Maria Elena Boschi, di casa alla Leopolda come e forse più di Matteo Renzi. "Il Partito democratico sta diventando sempre di più il partito delle tasse. Noi non lo siamo", dice. Il riferimento è al braccio di ferro avviato dai renziani su Quota 100 e, da oggi, anche su altri punti della manovra come la sugar tax sulla quale Renzi e compagni annunciano emendamenti in Parlamento. Un braccio di ferro che coinvolge direttamente il premier Giuseppe Conte, impegnato su due diversi tavoli: quello di Quota 100 contro Renzi e quello del regime forfettario sulle partite Iva, in cui Conte se la vede direttamente con Luigi Di Maio.
Due ali stilizzate, a ricordare il volo di un uccello, di colore rosa fucsia
Sul cambiamento del regime forfettario delle partite Iva e il No alla sugar tax, inoltre, Renzi e Di Maio sembrano marciare appaiati. Di fronte a questo scenario non c'è una remota possibilità che l'esecutivo possa indebolirsi? Niente affatto rispondono quasi in coro dalla Leopolda. Anzi. "È normale, quando si lavora insieme in maggioranza, fare delle proposte e chiedere insieme di cambiare parti di provvedimenti. Credo faccia parte del dibattito in Parlamento".
Un asse, quello tra Italia Viva e Movimento 5 Stelle, che si rafforza con il sostegno dei renziani alla richiesta dei pentastellati di un vertice di maggioranza da tenere prima del Consiglio dei ministri di lunedì. "Quando un partito di maggioranza importante come M5s chiede un vertice di maggioranza, non vedo come si possa dire di no", spiega Ettore Rosato: "Ci sono le condizioni per rimetterci al lavoro", sottolinea: "Conte scelga la strada che preferisce", ritorno in Consiglio dei ministri o emendamenti in Parlamento, "è importante come la legge di Bilancio entra in Parlamento e non come ne esce", aggiunge il vice presidente della Camera che di battaglie parlamentari ne ha viste tante.
Fiano evoca il Titanic. Orlando il voto
Alle accuse risponde Emanuele Fiano, deputato rimasto nel Pd dopo essere stato una delle punte di diamante dei renziani pre-scissione: "Per Rosato e Boschi il Pd è il partito delle tasse. Non sembrava così quando l'altra mattina alle cinque", dopo il Consiglio dei Ministri notturno sulla manovra, "Teresa Bellanova ed Elena Bonetti hanno approvato la legge di bilancio. Se dovete distruggere per esistere, il viaggio del Titanic è appena cominciato", sottolinea Fiano riferendosi ai destini del governo e al cosiddetto piano B: con la caduta dell'esecutivo si torna dritti al voto. Una prospettiva che, a legge elettorale in vigore, non sorride nè a Renzi nè a Di Maio.
Ancor più duro Andrea Orlando: "Agli alleati chiediamo di dirci se non vogliono più tentare questa scommessa. Se qualche elemento di fiducia è venuto meno, forse è meglio che si dica".
Per il vicesegretario del Pd, la caduta del governo e il ritorno alle urne, al momento, "è una ipotesi di scuola che non voglio prendere in considerazione, ma non si può tenere in piedi un governo se non ha la possibilità di governare".