In un’intervista a Il Sole 24 Ore, il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti sostiene che solo il sistema universitario “ha bisogno di mezzo miliardo, un miliardo se consideriamo anche la ricerca”. E aggiunge che in Consiglio dei ministri “sono sempre andato con la richiesta di trovare risorse per questi interventi e di finanziarli con delle misure fiscali intelligenti”.
Per il ministro i 500 milioni sono necessari intanto come “finanziamenti ordinari” come gli stipendi del personale. Poi sottolinea che le università “sono diventate abbastanza virtuose ma rischiamo di caricare sulle loro spalle dei costi a cui non riescono più a fare fronte”, quindi è necessario “aiutarle a finanziare la no tax area, a fare concorsi da ricercatori, a potenziare gli uffici amministrativi”.
E così, a conti fatti, e tirando le somme, “tra una cosa e l’altra, 500 milioni vanno via subito”, chiosa il ministro. Il quale rilancia anche la lotta ai concorsi truccati nelle università, che si fa a suo avviso con due armi, che il Sole 24 ore sintetizza così: da un lato, con un nuovo sistema di reclutamento che dopo un’abilitazione snella e priva di scadenza, assegni il 50% dei posti su base nazionale e il restante 50% su chiamata diretta degli atenei. Dall’altro, con un nuovo Osservatorio che, supportato dall’Anac, aiuti i dipartimenti a scrivere meglio i bandi.
Secondo il titolare del dicastero di viale Trastevere a Roma, per evitare ad esempio che si ripeta un “caso Catania” all’università “sicuramente serve una nuova narrazione e una presa di posizione molto forte da parte della politica” e il motivo è semplice, aggiunge, perché “questi casi non soltanto sono inaccettabili ma rischiano di pregiudicare la reputazione di un settore, quello dell’università e della ricerca, che è tra le grandi eccellenze italiane” e per evitare che si ripetano casi simili, “serve un nuovo modello di reclutamento ma anche una serie di azioni di trasparenza per aiutare le università a fare dei bandi che siano il meno possibile impugnabili”.
Secondo Fioramonti in Parlamento esistono già delle proposte di legge che sono state avviate in questi mesi e che “sono un buon inizio”, con un sistema di valutazione “che favorisca chi recluta bene e disincentivi chi lo fa male”.
“Penso – aggiunge – a un sistema duplice: immissione in ruolo all’inizio della carriera universitaria per la metà dei posti con un concorso nazionale e la possibilità per le università di scegliere in maniera più diretta il restante 50% dei posti”. Anche perché, chiosa il ministro, ormai “l’abilitazione è diventata un concorso sul concorso”.
“Io credo – precisa – in un’abilitazione semplificata, con soglie più basse, che sia un vero patentino. E quindi non deve scadere. Una volta che il candidato è abilitato può fare un concorso nazionale o essere chiamato dalle università”.
A tale proposito, con il presidente Cantone il ministro Fioramonti lancia oggi un protocollo d’intesa che permetta all’Anac e al Miur di attivare presso il Miur un ufficio che – dice – “abbiamo chiamato ‘Osservatorio per il reclutamento universitario’”, che hai l compito “di assistere le università nella stesura dei bandi e possa ricevere osservazioni o segnalazioni da parte del mondo universitari” in modo da garantire più trasparenza nei bandi, di fatto “un aggiornamento delle linee guida di un anno e mezzo fa che suggerivano come scrivere i bandi”.