“Oggi Berlino è ancora amministrata dai democristiani mentre noi abbiamo dovuto aspettare Conte per vedere riconosciuto il cattolicesimo democratico”. In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, Gianfranco Rotondi, ex Dc, ex ministro di centrodestra, rimasto con il cuore per oltre un ventennio nel ventre della vecchia Balena Bianca, ascrive il premier Giuseppe Conte alla famiglia ex democristiana. Lunedì scorso, poi, Giuseppe Conte è anche andato ad Avellino, ospite della fondazione Fiorentino Sullo, dove schierati in prima fila c’erano personaggi come Gargani, Zecchino, Franco De Luca, De Mita, Bianco, Mancino.
“Conte - prosegue Rotondi - si richiama ai nostri valori, ha sdoganato la Dc mentre gli altri l’hanno sempre rimossa” per poi aggiungere che il premier, prima gialloverde e oggi giallorosso, “cita sempre La Pira e Moro. E ripete una frase di Scoppola: ‘Non è più tempo di Democrazia Cristiana ma di democrazia dei cristiani”. E per suffragare questa annessione, l’ex ministro senza portafoglio del governo Berlusconi cita anche il tatto che Conte di recente “ha incontrato la figlia di De Gasperi, fa riferimento al popolarismo di don Sturzo”.
Insomma, stando all’analisi di Rotondi, che proprio nel 2018 è stato eletto Presidente nazionale della Dc e che nelle Regionali abruzzesi del 2019 ha raccolto con l’Udc e IdeA il 2,28%, “Conte si richiama ai nostri valori, ha sdoganato la Dc mentre gli altri l’hanno sempre rimossa” mentre, sostiene, è giunto il momento di “fare la democrazia dei cristiani” anche perché “se uno inizia con Moro e finisce con l’Appello ai liberi e forti di Sturzo, alla fine dovrà tradurre tutto con due parole” chiosa Rotondi. Due parole che per Rotondi sono e suonano “Solidarietà nazionale”.
Ma come si raggiunge l’obiettivo di portare a termine questo progetto? Per l’ex Dc e per un periodo anche uomo di Berlusconi, dando corpo all’”umanesimo che va da Forza Italia a Conte”. E “se telefonasse a Berlusconi” Conte “diventerebbe il nuovo Moro”.