“Non ci saranno tagli, anzi. Sto lavorando da tempo, già da quando ero sottosegretario, per reperire nuove risorse per la scuola, l’università e la ricerca”. In un’intervista al Corriere della Sera il ministro per l’Istruzione Lorenzo Fioramonti spiega le modalità attraverso le quali il governo sta cercando di reperire le risorse per la scuola.
Lui, all’inizio, aveva chiesto 3 miliardi di euro, due per la scuola, uno per l’università, altrimenti si sarebbe dimesso. Oggi dice che “la sugar tax e la tassa di scopo sui voli aerei sono due proposte, ma si sta ragionando anche su altre tasse che possiamo definire virtuose perché indirizzano verso comportamenti ecologici e sostenibili”.
E si dice felice che proprio il capo politico del Movimento e ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Napoli, alla festa per i dieci anni del M5S, parlando di come sostenere un’economia più verde “abbia proposto tasse differenziate alle aziende: se si imbottiglia una bibita nella plastica si paga di più, con il vetro si paga di meno. È un ragionamento che è cominciato”, dice. Ciò che gli fan ben sperare che “ci sia la buona volontà per trovare quelle risorse — tre miliardi, appunto — che sono necessarie per far ripartire il mondo della scuola, dell’università e della ricerca”.
Denaro da reperire attraverso quelle che sono le sue proposte più note: “Fisco intelligente attraverso una rimodulazione dell’Iva su consumi dannosi alla salute e all’ambiente, in particolare una sugar tax ed una tassa di scopo sui voli aerei. Proposte che sono state non solo criticate" aggiunge "ma anche messe in ridicolo dall’opposizione, nonostante leggi del genere ci siano nei Paesi più avanzati”.
Quando poi alle modalità di impiego dei 3 miliardi, Fioramonti li utilizzerebbe “per rinnovare il contratto dei docenti, sostener e i servizi nelle scuole, intervenire i n modo massiccio sul sostegno, perché continuiamo ad aver e troppe cattedre scoperte e un danno enorme a migliaia di giovani co n disabilità e alle loro famiglie” mentre per l’università si tratta di “rilanciare la ricerca di base, aumentare i concorsi per i ricercatori, sostenere le accademie e i conservatori e investire in innovazione, senza la quale non ci sarà alcuno sviluppo. I fondi si stanno trovando, ho fiducia che finalmente cambieremo passo”.
Per le dimissioni, se tutto ciò non dovesse trovare accoglienza, il ministro ribadisce di aver messo “in gioco il mio mandato perché sia chiara la necessità di invertire la tendenza. Gli altri grandi Paesi europei puntano sull’istruzione per rilanciare l’economia mentre noi, tagliando di anno in anno gli stanziamenti per la scuola, abbiamo frenato la crescita”.
In una seconda intervista, rilasciata a la Repubblica, il ministro poi aggiunge anche che il testro del suo predecessore, Bussetti, “il Salvaprecari, è stato trasformato in un Salvascuola”. “Abbiamo avviato un concorso ordinario – spiega – e uno straordinario per i docenti, semplificato le assunzioni dei dirigenti scolastici, regolarizzato il percorso di un esercito di amministrativi. Sul sostegno abbiamo trovato cinque milioni. Da settembre 2020 – preannuncia – avremo una scuola meno precaria e in tempi brevi ridurremo i supplenti da 170 mila a 100 mila». Infine, Fioramonti annuncia che anche che “a marzo metteremo mano a tutta la questione abilitazione” perché “dii certo non può bastare una laurea per diventare insegnanti: serve essere formati. Ma senza creare inutili complicazioni: non deve essere un percorso a ostacoli più complesso di quello universitario”.