“La democrazia viene prima dell’Iva”. In un colloquio con Il Foglio il senatore dem Tommaso Nannicini spiega al quotidiano diretto da Claudio Cerasa che ha deciso di firmare la richiesta del collega di Forza Italia Andrea Cangini di un referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Anche se al momento, dovesse passare la richiesta di indire un referendum sull’argomento, dice di non sapere come voterà in quell’occasione anche se “spero – dichiara – di poter votare sì perché nel frattempo si sarà fatta una buona legge elettorale e si saranno inseriti i necessari pesi e contrappesi”.
Tuttavia, aggiunge, “se così non sarà, non avrei problemi a votare no per la terza volta, questa volta in un referendum. Senza una democrazia che funziona i cittadini sono più deboli”. Da qui il paragone democrazia-Iva.
Tuttavia, a due giorni dal voto che ha stabilito l’eleggibilità per 400 deputati a Montecitorio e 200 per Palazzo Madama, Nannicini dice che “se fossi stato alla Camera avrei votato sì al taglio dei parlamentari per senso di responsabilità, ma sono contento di aver votato no per ben due volte al Senato”.
E afferma che la scena di Di Maio che taglia poltrone davanti a Montecitorio “fa il paio con l’esultanza dal balcone”, due scene che messe insieme “fanno male alla dignità delle istituzioni repubblicane”.
Nannicini sostiene infatti che al di là della forma, il problema è la sostanza. Si incide profondamente sul funzionamento della nostra democrazia partendo dalla coda e non dalla testa. Perché snellire le istituzioni e anche ridurre il numero dei parlamentari ”va bene, ma solo come conseguenza di una riforma sensata. Da lì si doveva partire”. Così come faceva la riforma istituzionale fatta dal Parlamento nella scorsa legislatura, ”anche se ogni tanto anche noi, per venderla, abbiamo strizzato l’occhio all’antipolitica” riconosce alla fine.
Ovvero? Cioè arrivare alla riduzione dei parlamentari “solo dopo una riforma sensata, che secondo me doveva partire dal monocameralismo e dal sistema elettorale francese a doppio turno”. “Io non voglio ammainare la bandiera del maggioritario e della democrazia governante – aggiunge Nannicini – nonostante lo spirito dei tempi. I tempi cambiano, ma le buone idee alla fine germogliano“.
Perché, partire dal numero dei parlamentari, secondo il senatore dem, “è sbagliato, ma qui siamo e ora dobbiamo provare ad aggiustare la riforma” con una legge elettorale che “dia equilibrio alla rappresentanza politica, territoriale e di genere; estendere il voto ai diciottenni al Senato e togliere la rappresentanza su base regionale; ripensare le modalità con cui vengono eletti il Capo dello Stato, i giudici della Consulta, i membri laici del Csm; rivedere i regolamenti parlamentari” detta la sua agenda.
E conclude: “Voglio una legge elettorale che serva ai cittadini per scegliere chi governa, non una legge che serva ai partiti per fare giochetti di Palazzo. Una legge che può, sì, essere proporzionale ma con correttivi maggioritari, come una soglia di sbarramento non inferiore al 5 per cento o un premio di maggioranza per coalizioni con doppio turno”.