Matteo Salvini? È isolato nell'Ue, persino Orban non lo ha seguito. Matteo Renzi? Non è un Demolition man, anche se avrebbe gradito che l'ex segretario dem gli avesse comunicato l'intenzione di lasciare il Pd prima che nascesse il governo. Dopo un primo 'assaggio' a una festa di partito, con l'intervento giovedì sera al raduno di Mdp-Articolo1, Giuseppe Conte ha debuttato davanti a una platea dell'opposizione parlando ad Atreju, la convention annuale di Fratelli d'Italia in corso a Roma.
E non ha risparmiato stilettate alla Lega, pur senza 'innervosire' una platea che al Carroccio guarda per le future alleanze. Quaranta minuti di intervista con Bruno Vespa di fronte a una sala gremita che ha rispettato il ruolo istituzionale del premier senza fischi (anche grazie alla 'moral suasion' della padrona di casa, Giorgia Meloni), ma con partecipazione, e che ha accompagnato le parole del presidente del Consiglio con applausi di approvazione o mormorii di dissenso (ad esempio sul tema migranti).
In apertura del dibattito Meloni ha chiesto un applauso per il premier che, con la sua presenza, "fa un atto non scontato, di coraggio". Conte arriva all'isola Tiberina con il figlio ("oggi era il mio turno, sono un papa', se no a chi lo lascio..."), e dopo le foto di rito con Meloni, il premier non si è sottratto alle domande anche più politiche. Vespa lo incalza: "Ci ha preso gusto a fare politica...". Lui ribatte ironico: "A giudicare dall'applausometro è lei che è pronto a scendere in politica".
Renzi? Non è un Demolition man
Poi, più seriamente, fa notare: "Il presente è già tanto sfidante, ragionare del futuro è un salto nel buio". Sul piatto ci sono tutti i dossier più attuali: la formazione del nuovo governo, lo strappo di Matteo Renzi ("non credo sia un Demolition man", la definizione che dell'ex rottamatore ha dato l'Economist), la manovra economica, i rapporti con l'ex alleato Matteo Salvini e le riforme. E, soprattutto, tema caldo per il pubblico di Atreju, le politiche sull'immigrazione.
Il premier batte l'accento sui temi economici: "è chiaro che il vero ostacolo, e quindi il vero risultato, sarà evitare l'incremento dell'Iva. Nella manovra potremo solo dare dei primi significativi assaggi del progetto politico. Ho preteso, ad esempio, asili nido gratuiti per famiglie con redditi medi e bassi".
Poi parla di Alitalia: "La soluzione da me prediletta è quella di mercato". E di possibili tasse da reinvestire in politiche per la green economy e per la scuola, come proposto anche dal ministro dell'Istruzione. Lorenzo Fioramonti: "Mi pare praticabile", risponde a Bruno Vespa che gli chiede dell'idea di trovare risorse tassando merendine, bibite gassate e aumentando i biglietti aerei di un euro per i voli nazionali e di 1,5 euro quelli internazionali.
Il 'green deal' italiano per l'ambiente
L'idea è quella di un 'green deal' italiano per l'ambiente: "Chiederò un patto con tutto il mondo industriale e produttivo", assicura il premier. "Io devo poter orientare il nostro sistema ma non posso mettere meccanismi incentivanti o disincentivanti senza nessun discernimento. Elaboriamo un piano industriale con un patto con tutto il mondo produttivo".
Conte non chiude la porta a possibili riforme costituzionali (FdI ad esempio spinge per il presidenzialismo) e elettorali, ma mettendo in chiaro che innanzitutto "c'è un problema di stabilità" e poi spiegando che "ci sono diverse soluzioni", ma occorrono "sicuramente equilibri e controbilanciamenti". E, comunque, "qualsiasi progetto riformatore ha bisogno di un arco temporale minimo di due-tre anni". La platea si surriscalda quando si arriva al confronto con i partner della Ue sulla redistribuzione dei migranti: "La linea dura è un interesse di tutti in Europa. Serve un meccanismo automatico europeo di redistribuzione, non ho mutato idea su questo punto: non ho detto che oggi in Italia entra chiunque".
Il pubblico prima rumoreggia poi applaude. Quanto a Salvini, Conte torna sul suo dialogo dello scorso inverno con Angela Merkel relativo alla Lega, intercettato dalle telecamere: "Non mi sono mai permesso di denigrare una forza politica che sosteneva il precedente governo. Io dicevo che il rischio dell'isolamento, dal mio punto di vista, era evidente". E a riprova sottolinea: "Oggi pomeriggio su questo palco viene Orban, chiedete a lui perché non ha seguito Salvini ed è rimasto nel Ppe. La Lega si è ritrovata completamente isolata, ed era quello che io intuivo anche allora".
Finita l'intervista dal pubblico si leva il coro "elezioni, elezioni", chiaro riferimento alla richiesta di FdI di andare a votare dopo la caduta del governo gialloverde. Conte non si scompone, saluta e va via. Dopo, sui social, scrive: "Il confronto democratico, fondato sul reciproco rispetto, esprime il grado di civiltà del nostro sistema. Con Fratelli d'Italia non condividiamo le medesime idee, ma il passaggio e il confronto di questa mattina sull'isola Tiberina mi hanno arricchito e stimolato".