In un’intervista che il Corriere della Sera presenta come esclusiva, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che da giovedì sarà in visita ufficiale di Stato per due giorni, osserva che “l’Italia, e al più tardi dal 2015 anche la Germania, hanno fatto molto per i migranti giunti attraverso il Mediterraneo” e che pertanto “è ancora più deplorevole che i due Paesi si siano allontanati l’uno dall’altro, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, proprio nella questione dei rifugiati”.
Pur riconoscendo che la situazione nel Mediterraneo “non è migliorata” come dimostrano le numerose vittime dei naufragi con i barconi, il presidente tedesco si dice però “certo” che “con il novo governo italiano ci siano i presupposti per lavorare a soluzioni comuni” e che la cosa per lui fondamentale “è che non dobbiamo lasciare l’Italia da sola in tutto questo”. Steinmeier si dice anche fiducioso che la nuova Commissione europea “si adopererà con risolutezza per trovare soluzioni nella questione migratoria” nella speranza che in futuro venga dato “più sostegno che in passato agli sforzi comuni europei che alleggerirebbero il peso che grava sull’Italia”.
Il presidente tedesco precisa anche che “la questione migratoria è strettamente connessa con la Libia, dove la situazione richiede un nuovo sforzo europeo se si vuole bloccare l’erosione dello Stato. Italia e Germania, insieme alla Francia, potrebbero lanciare e preparare una tale iniziativa”. Per questo motivo Steinmeier si dice “lieto” che con la formazione di questo nuovo governo Pd-5Stelle “l’Italia sia tornata in campo in Europa” e per questo motivo reputa “la stretta cooperazione europea tra Italia e Germania necessaria e costruttiva”. E infatti l’obiettivo primario del suo viaggio, sottolinea, è proprio quello di “dare nuovo impulso a questa collaborazione”.
Nel corso dell’intervista, Steinmeier definisce anche meglio la qualità del rapporto tra Italia e Germania in Europa dicendo che “per quanto possiamo essere diversi, noi tedeschi e italiani abbiamo tratto la giusta conclusione dagli orrori del fascismo, del nazionalismo e delle due guerre del secolo scorso. La giusta conclusione è la nostra Europa unita”.
“Italia e Germania – aggiunge – sono tra gli Stati fondatori dell’Ue” e “insieme abbiamo investito nel corso di tanti decenni tutta la nostra volontà, la nostra energia e le nostre forze per unire quest’Europa e non ricadere mai più nei conflitti del passato. Insieme abbiamo poi creato da questo progetto di pace un’unione politica che ci rende forti laddove uno Stato da solo è troppo debole”.
Per poi concludere: “Ma non v’è dubbio che l’Ue stia attraversando una fase difficile e abbia urgentemente bisogno di Stati membri che preservino e ristabiliscano la sua capacità di agire. Proprio in questo momento—all’inizio di un nuovo mandato della Commissione — vengono ridefinite le basi politiche e finanziarie”.
Nel colloquio con il quotidiano milanese, il presidente tedesco parla anche del suo rapporto con Mattarella, “il capo di Stato che più ho incontrato a livello mondiale, ci siamo già visti ben cinque volte” e “abbiamo molto in comune”: “Non solo la visione condivisa dell’Europa e la convinta volontà di preservare la coesione europea – aggiunge Steinmeier –, ma anche lo stesso sguardo verso i nostri rispettivi Paesi. Osserviamo con preoccupazione le lacerazioni che innegabilmente ci sono, tra regioni, tra generazioni, tra ricchi e poveri. Entrambi investiamo molto tempo e forze per mantenere la coesione nei nostri Paesi. Ci opponiamo entrambi all’imbarbarimento del linguaggio e alla polarizzazione in politica”.
“Io e il presidente Mattarella – conclude – ci adoperiamo per la democrazia, sapendo che non può mai vivere senza controversie, ma che nelle controversie devono essere rispettate le regole del gioco. Siamo entrambi persone che sostengono la ragione, il rispetto, il senso della misura e la moderazione”.
Nell’intervista vengono affrontati temi come la profonda divisione dell’elettorato tedesco, emersa alle ultime elezioni regionali in Brandeburgo e Sassonia, la ricorrenza dei trent’anni dalla caduta del Muro, il fatto che un elettore su quattro in Germania vota un partito di estrema destra nazionalista e il compito della classe politica di fronte a questa ideologia.
Punto, quest’ultimo, sul quale Steinmeier si sofferma affermando che la politica cominci con l’occuparsi “dei problemi reali della gente e offra soluzioni dove sono urgentemente attese” per poi aggiungere che “a mio avviso si continui con la presenza dei rappresentanti politici dove non si fanno vedere da molto tempo. Questo significa andare via dalla capitale e recarsi invece nelle regioni. Dobbiamo convincere di nuovo la gente che l’affermazione della democrazia vuol dire anche vivere nella diversità. Questa è la particolarità delle società aperte: che le persone s’incontrano con le loro differenze, con le loro peculiarità e anche con le loro ostinatezze”.
E per concludere: “Tutti hanno il diritto di essere ascoltati, ma non tutti possono aspettarsi che le loro opinioni e posizioni alla fine si riflettano in decisioni politiche”.