“Credo che chi dentro il Pd diceva ‘mai con i 5 Stelle’, e chi dentro il Movimento insultava i miei colleghi, dovrebbe far e un po’ di mea culpa, a voce bassa. Anche se ora è il momento di costruire il futuro”. In un’intervista al Corriere della Sera il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia dice che la risposta dei 5Stelle sul fatto che l’alleanza alle regionali con il Pd non sia al momento all’ordine del giorno non sa se sia da considerarsi “una vera chiusura” ma che la strada indicata da Franceschini e diventata centrale nel discorso di Zingaretti vada percorsa “e sia molto coraggiosa”.
Anche perché, per quanto lo riguarda personalmente, sostiene da sempre “l’ineluttabilità di un’alleanza sociale tra Pd e 5 Stelle”. “Serve un grande fronte alternativo ai sovranisti”, puntualizza, e per raggiungere questo obiettivo “abbiamo il dovere di prenderci delle responsabilità e guardare a un orizzonte di valori condivisi”.
Rispetto al tema dell’autonomia regionale, sollevato da Veneto, Lombardia ed Emilia, anche con referendum, il ministro Boccia nel corso dell’intervista afferma che “l’autonomia è scritta nella Costituzione e va applicata come è scritta. La prima cosa da far e è capir e quali sono i livelli essenziali delle prestazioni e solo dopo definire un percorso”. Lui ha intenzione di andare di corsa, l’autonomia “si deve fare” ma a condizione di “tenere unito il Paese”.
E aggiunge che così come “non si può pensar e di governare contro il Nord”, tantomeno “si può pensare di fare a meno del Sud”. E si deve semmai pensare ad una amministrazione pubblica che “premi i virtuosi e sanzioni gli inefficienti” e in cuor suo vorrebbe che l’autonomia “diventasse un nuovo patto sociale per una lotta senza quartiere alle diseguaglianze, al Nord come al Sud”. Per cui se si riducono le diseguaglianze “ci guadagniamo tutti” e per questo obiettivo “servono investimenti da garantire alle aree in difficoltà, che non sono solo al Sud”.
Poi a Veneto e Lombardia che chiedono il trasferimento di 23 funzioni, il ministro Boccia risponde che “il tema non è tanto il numero delle funzioni trasferite, ma il come” e che “non si può pensare di vincere su tutto” e chiede il confronto: “Così come chiedo a tutti di non impormi le loro idee, così non voglio imporre le mie. Abbiamo il dovere di ascoltarci” senza “usare il tema come un manganello per fini strumentali”.
Poi offre un ramoscello, illustrando la sua filosofia: “Ho detto che sarò gandhiano e lo sarò fino in fondo. Certo, le guance sono solo due. Ma sono sicuro che si troverà una mediazione”.